Il caso di Montesacro/ Se ora le ragazze sanno difendersi dalle violenze

di Maria Latella
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Venerdì 23 Giugno 2017, 00:17
Una sedicenne è stata aggredita mentre rientrava a casa di notte. L’aggressore è un bengalese. La ragazza ha reagito, ha tirato fuori un coltellino svizzero, di quelli che gli scout portano in tasca nelle escursioni, e gli ha reciso l’arteria femorale. La sedicenne è infatti una scout e l’altra notte tornava da una gita col suo gruppo.
In questa notizia di cronaca nera ci sono una novità e, purtroppo, due conferme.
Cominciamo dalle conferme. La prima: come Parigi, anche Roma non è più una città amica delle donne. A Parigi la filosofa Elizabeth Badinter grida la sua indignazione: «Provate voi a girare con una gonna in certi quartieri». A Roma, fino a qualche anno fa, a nessuna veniva in mente di farsi accompagnare la sera. Ora si chiede al taxista di aspettare finché non abbiamo chiuso il portone.
Una data scandisce il prima e il dopo: 30 ottobre 2007. Quella sera un muratore rumeno violentò e ridusse in fin di vita Giovanna Reggiani, assalita mentre rientrava a casa, a Tor di Quinto. Qualche giorno dopo Giovanna morì. La reazione dell’opinione pubblica fu violenta, tale da produrre, si disse, un massiccio spostamento di voti in favore di Gianni Alemanno, in quel momento candidato sindaco “law and order”.

Da allora Roma, città women friendly, friendly è stata sempre meno. Episodi isolati, certo, eppure tali da segnalare il cambiamento: la turista violentata mentre si fa accompagnare in albergo. Le ragazzine che, dopo notti molto alcoliche, denunciano tentativi di aggressione.
Casi isolati, si diceva. Ma, caso isolato dopo caso isolato, sta andando, o è già andata, in frantumi la certezza di un diritto: quello di girare di notte senza paura. La seconda conferma è quella più difficile da enunciare. Però bisogna dirlo: anche stavolta, come in altre occasioni, l’aggressore arriva da lontano. Da culture nelle quali una violenza sessuale non è un reato. Si chiude un occhio, spesso tutti e due, Lo so, è difficile dirlo. So anche che il coro politicamente corretto replicherà con mille distinguo, ricorderà che sono i maschi italiani, italianissimi, ad uccidere ogni settimana una donna. 

Tragicamente vero, ma non consentiamo al politically correct di allontanarci dalla logica: una cosa è il femminicidio, tragedia spesso domestica, un’altra la violenza di uno sconosciuto su una sconosciuta. Sono problemi seri di una società che li sta ancora sottovalutando. Ma sono problemi diversi.

Sul dramma che si è consumato a Montesacro io la penso come la filosofa Elisabeth Badinter. Mi approprio per questo delle sue parole, quelle consegnate un paio di settimane fa al settimanale Le Point: «Mi chocca che gli immigrati vengano trattati sempre come presunti colpevoli. Ma mi chocca nello stesso modo il fatto che dopo il Capodanno di Colonia (dove centinaia di donne furono palpate e aggredite da maschi che, secondo la polizia, erano per lo più nordafricani, ndr) la realtà sia stata negata nascondendosi dietro il razzismo o l’islamofobia».
Ecco. Non neghiamo la realtà per favore. Non neghiamola anche questa volta. Esiste un problema di convivenza tra donne occidentali e uomini che arrivano da altri Paesi e da altre culture. Esiste e solo ammettendolo potremo sentirci più sicuri. Non per niente in Germania, dopo il drammatico Capodanno di Colonia, ai giovani maschi immigrati in attesa del permesso di soggiorno si impone non solo di imparare il tedesco ma anche di fare propri gli usi e costumi del Paese che li accoglie. Incluso il rispetto per le donne che per alcuni di loro è cosa nuova. Per alcuni, ripeto.

Non nascondiamoci dietro razzismo e islamofobia, come dice Elizabeth Badinter. Non renderemmo giustizia a quella sedicenne che, con coraggio, ha saputo difendersi. Lei, più giovane e, presumo, anche meno forte del suo aggressore. Lei che, elemento nuovo in una storia vecchia, invece di arrendersi ha tirato fuori il coltellino svizzero.
Per la prima volta, anche grazie alla formazione da scout che insegna a non perdersi d’animo, non siamo qui a raccontare di una vinta e di un aggressore fuggito. La verità è che, da qualche anno, le vinte siamo tutte noi, con tanti anni in più rispetto alla sedicenne di Montesacro. Abbiamo accettato come fatto “normale” di non poter più rientrare sole di notte. Abbiamo rimosso Colonia, per ipocrisia da politicamente corretto. La realtà però bussa alle nostre porte. E prima o poi presenta il conto.
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