COMMEDIA UMANA
L’ermafrodito islamico che si ritrova ad aprire queste quasi 500 pagine di romanzo corale, folle, onnivoro, che passa impercettibilmente dal melò alla Bollywood alle atmosfere da film di Danny Boyle, è come quegli hjira creati da un Dio in vena di esperimenti, perché «aveva deciso di creare un essere vivente per cui fosse impossibile raggiungere la felicità». Anjum, divenuta donna per mezzo di un bisturi, è la più famosa tra le hijra di Delhi, ma in breve passa il testimone della narrazione ad altri. Perché a raccontare un Paese così complesso, in cui nessuno è mai veramente solo, non può certo bastare un protagonista.
C’è l’intoccabile che per sfuggire a un’esistenza immonda abbraccia l’Islam e sceglie come nome Saddam Hussein; c’è la statuaria e amara Tilottama, ci sono gli uomini che l’hanno amata; il torturatore che finisce per impazzire e si uccide dopo avere trucidato la sua famiglia.
UN ALTRO MONDO
La felicità (del titolo) sembra sempre dietro l’angolo, ma anche sul punto di sfuggire di mano. Così, per porre un ulteriore distanza tra noi e una qualsiasi parvenza di serenità, gli uomini inventano il conflitto in Kashmir, una guerra che da subito sembra “perfetta”, perché impossibile da vincere o perdere, e per questo infinita. Una guerra fratricida, come tante altre. «Noi kashmiri non abbiamo più bisogno di parlarci per capirci. CI facciamo l’un l’altro cose terribili, ci denunciamo e ci uccidiamo, eppure ci capiamo».
Appare, a un certo punto, illuminante la troupe cinematografica che, per le strade della capitale indiana scossa da più proteste di piazza alla volta, vuole spingere la gente a dire «un altro mondo è possibile», in tutte le lingue. Anjum risponde in urdu: «È proprio di là che veniamo... da quell’altro mondo». Poco più in là un cartellone pubblicitario, tra altri che annunciano l’arrivo imminente di ogni tipo di multinazionale straniera, pubblicizza l’ultima crema per sbiancare la pelle, prodotto molto in voga, con la scritta a momenti cubitali: «Il nostro momento è adesso». La speranza non ha più le sembianze di Ganesh, il dio elefante, ma il volto di un prodotto miracoloso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA