Gli islamici nel mirino, ogni giorno 20 attacchi

Gli islamici nel mirino, ogni giorno 20 attacchi
di Sara Menafra
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Martedì 20 Giugno 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 14:39

ROMA Cresce la violenza e cresce la paura, che genera altra violenza e altra paura. Una spirale, secondo alcuni analisti, che proprio le organizzazioni terroriste e l’Isis puntano a stringere sempre più rapidamente. E i numeri li aiutano: i dati sull’andamento dell’islamofobia negli ultimi anni sono quasi unanimi e puntano i riflettori anche sull’Italia, che ama raccontarsi come luogo di tolleranza, ma secondo una recente ricerca è tra i paesi con la visione più fosca dell’Islam. Nel frattempo, la polizia inglese fa sapere che le aggressioni anti-Islam sono salite di quasi sei volte rispetto alla media annuale, e, ancora nel nostro paese, il Viminale ha diffuso una circolare per difendere le moschee. 

I PRECEDENTI
Questo genere di violenze, nell’ultimo anno, sono passati più volte dai semplici casi di molestia a veri e propri attentati. L’episodio più sanguinoso è, probabilmente, l’attacco alla moschea di Quebec city del 30 gennaio scorso. Sei morti, tra i quali l’imam, e quattro feriti, tutti vittime di un ragazzo franco canadese di 27 anni, entrato nell’edificio religioso armi in pugno all’ora della preghiera. Ma, prima ancora, aveva fatto discutere il caso dell’omicidio dell’imam della moschea del Queens, a New York, ucciso in pieno giorno da due uomini armati che lo avrebbero seguito alla fine della funzione religiosa, sparando a lui ed al suo assistente. 

AGGRESSIONI AI GIOVANI
Paradossalmente proprio negli Stati uniti, dove i musulmani arrivano a stento all’1%, crescono le aggressioni violnte. Giusto ieri mattina, in Virginia, è stata trovata morta una ragazzina di 17 anni. L’omicida, di 22 anni, è stato rintracciato immediatamente e, secondo le ricostruzioni, la ragione è, ancora una volta, l’islamofobia: la ragazza aveva lasciato la locale moschea dopo l’iftar, il pasto notturno dopo la giornata di digiuno prevista dal Ramadan, accompagnata da alcuni amici, quando l’uomo l’ha affiancata, portata via e infine uccisa. Un mese e mezzo fa, a Portland, mentre l’Europa era ancora sconvolta per l’attacco di Manchester, un uomo, dal fatale nome Jeremy Joseph Christian ha ucciso due ragazzi americani: avevano provato a difendere le ragazze musulmane che stava aggredendo a suon di insulti razzisti. 

I DATI DI LONDRA
E’ sopratutto il ritmo di aggressioni a crescere con rapidità crescente. Secondo un recente dichiarazione del sindaco Sadiq Khan che cita dati della polizia cittadina, le aggressioni islamofobiche a Londra sono aumentate del 500% dopo l’attacco del London bridge, in proporzione molto maggiore di quanto fosse accaduto dopo gli attentati del Bataclan in Francia nel 2015: nei giorni successivi all’attentato, le aggressioni avvenivano con un ritmo di 20 al giorno, contro la media annuale per il 2017 di 3,5. E, complessivamente, gli incidenti a sfondo razzista sono aumentati del 40% rispetto alla media annuale. 

IL CASO ITALIA 
Sono pochi i paesi immuni da questo clima crescente. I rapporti della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza, Ecri, parlano di numeri in crescita in tutta l’Unione. E, a sorpresa, l’Italia si registra come il paese con maggior pregiudizio anti islamico, secondo i dati del Pew research center. Il 46% degli italiani, infatti, pensa che «molti» o «la maggioranza» dei musulmani sostenga l’Isis, persino più di quanto avviene in Ungheria, con il 35% (per avere un termine di paragone, in Gran Bretagna è il 17%). E il 69% dei nostri concittadini ha un generico giudizio «negativo» dell’Islam, superato solo dal 72% degli ungheresi. Intanto, il Viminale ha fatto sapere di aver rafforzato le misure a difesa delle moschee italiane. 

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