E pensare che nella diocesi del Papa si contano ben 332 parrocchie e circa 700 istituti religiosi. Difficile dimenticare l'appello che Bergoglio fece pochi mesi dopo la sua elezione, visitando il Centro Astalli dove funziona da anni una mensa per profughi. Davanti a tanti rifugiati senza nulla, parlando «con il cuore in mano», invitava «gli Istituti religiosi a leggere seriamente e con responsabilità» come segno dei tempi il fenomeno migratorio che bussano alle porte. «Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti: Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con generosità e coraggio la accoglienza nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio».
Il coraggio richiesto forse è risultato carente in molti casi. In tanti si chiedono, cosa è restato di quell'appello? Perchè non è stato ascoltato? Basterebbe solo andare sul sito www.ospitalitàreligiosa.it e dare una occhiata al grande ventaglio di possibilità alberghiera fornita da conventi e istituti di suore o frati. Centinaia di strutture con migliaia di posti letto disponibili.
Dall’anno scorso la Caritas romana ha ampliato l’accoglienza anche alle famiglie con il programma “Pro-tetto: rifugiato a casa mia”, avendo come duplice obiettivo l’intensificazione del proprio impegno verso l’integrazione dei migranti e rifugiati e al contempo la promozione di un’esperienza di autentica condivisione. Finora sono stati solo 3 i nuclei che hanno accolto altrettanti immigrati, altre famiglie stanno svolgendo un percorso di formazione per iniziare l’esperienza.
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