Roma, costringeva la moglie a giocare alla roulette russa: manager arrestato

Roma, costringeva la moglie a giocare alla roulette russa: manager arrestato
di Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Domenica 18 Giugno 2017, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 12:43
Uno, due e tre e poi premeva il grilletto. Giocava alla roulette russa puntando le pistole non alla sua tempia ma a quella della moglie. Armi vere e finte, adattate per sparare, impugnate in casa come in un poligono. Si profila un doppio rinvio a giudizio per un manager romano, col pallino della cocaina e delle rivoltelle, che per anni ha ossessionato la consorte, una agente della Polizia Municipale. Per l'uomo, un quarantenne incensurato residente sulla Cassia, il pm Claudia Terracina ha contestato l'accusa di maltrattamenti in famiglia e di detenzione illegale di armi. Un caso denunciato a febbraio, e conclusosi nel giro di pochi giorni con una misura cautelare in carcere scattato dopo l'ennesimo sopruso.

I RICATTI
La vigilessa non veniva solo minacciata con le armi per come si vestiva o come rassettava la casa, ma veniva anche costretta a spogliarsi e a vivere situazioni di intimità con la canna della pistola puntata a pochi centimetri. «Se mi molli, se te ne vai, allora sparo davvero», era l'avvertimento più ricorrente. In base alla ricostruzione degli inquirenti l'uomo era diventato pericoloso al punto di coinvolgere nei giochi e nei ricatti con fucili e pistole anche i figli, appena adolescenti. «Spara a mamma, spara», ha ordinato in una occasione al figlioletto mettendogli in mano un revolver. La difesa del manager, schiavo della cocaina, davanti al gip Gaspare Sturzo ha sollecitato una perizia per provare la dipendenza cronica da droga e quindi l'incapacità al momento della commissione degli abusi. Eventualità in genere difficilmente provabili e quasi sempre respinte. Durante la perquisizione domiciliare, in seguito ad una richiesta di intervento della vigilessa, in casa della coppia (ormai separata) gli investigatori avevano trovato una sorta di piccola armeria, con diverse pistole automatiche ma anche armi giocattolo adattate per sparare piombini.

LA SEGNALAZIONE
Per anni, però, la vigilessa aveva subìto botte e minacce in silenzio. Fino a quando una sera di febbraio i vicini non hanno chiamato il 112. In casa si sono precipitati i carabinieri del nucleo Operativo della compagnia Roma Cassia, che si sono trovati davanti una donna terrorizzata e sfiancata abbracciata ai figli in un angolo della camera da letto. «Mio marito - aveva detto - è completamente fuori di se'. Mi ha picchiato e puntato contro la pistola. Dice che mi vuole ammazzare. Prima o poi ho paura che lo farà. Ha provato l'arma anche sparando dalla finestra». L'uomo, probabilmente ubriaco e con la pistola ancora infilata nella cintura dei pantaloni, ha continuato a minacciare e prendere a parolacce la moglie anche davanti ai carabinieri. «La raddrizzo io», urlava. La pistola è stata sequestrata: era una pistola modificata per diventare un'arma capace di fare fuoco. Le altri armi sono state sequestrate in una successiva perquisizione. Nel frattempo per l'uomo sono scattate le manette. Ora è agli arresti domiciliari, in un altro appartamento. E cerca di ridimensionare le proprie responsabilità: «L'abuso di droga mi faceva perdere la lucidità. Non avrei mai messo a rischio la vita di mia moglie e dei miei figli».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA