Al parà eroe negata la tomba militare: «Colpa dei rimpalli burocratici»

Alessandro Romani
di Laura Bogliolo
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Domenica 18 Giugno 2017, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 12:42
Seduto in un angolo mentre ascolta i consiglieri, sotto il braccio stringe un faldone con lettere, documenti, certificati. Ce lo immaginiamo così, mentre ascolta politici e amministratori che dibattono se sia giunto il momento di accogliere la sua richiesta dopo più di tre anni di attesa. Dentro quei fogli c'è il nome di suo figlio, probabilmente la sua storia, anche se si dovrebbe già conoscere: quel ragazzone dagli occhi di angelo infatti è stato insignito della Medaglia d'oro al valore dell'Esercito alla memoria e della Croce d'Onore alla memoria. Carlo Romani è un papà, speciale: da più di tre anni sta combattendo per dare al figlio l'onore che merita.

Alessandro è morto un giorno di settembre di sette anni fa, durante la guerra in Afghanistan, colpito a morte in combattimento mentre indossava il distintivo della Task Force 45, lui capitano incursore del 9º Reggimento d'assalto paracadutisti Col Moschin. E' morto da soldato e avrebbe voluto sicuramente essere sepolto accanto ad altri soldati. «Sì, lo penso anche io dice papà Carlo è una questione di onore e poi nell'area militare del Verano non ci sono loculi, ma si sta a terra... c'è più aria». Quell'aria tanto amata da Alessandro, unica compagna durante i lanci con il paracadute. «Non disponiamo di informazioni precise in merito, in quanto la nota del dipartimento Tutela Ambientale si riferiva ad un cambio di loculo». Papà Carlo ascolta la risposta che aveva dato Ama alla nota inviata dalla Commissione capitolina permanente Ambiente. Ma il «cambio di loculo» non c'entra niente con la richiesta della famiglia di Alessandro. Un fraintendimento, l'ennesimo, nell'intricata vicenda «che si è trascinata per anni a causa di una serie di incomprensioni» spiega Carlo che voleva semplicemente traslare il corpo di Alessandro all'interno dell'area militare del Verano. Subito dopo i funerali, il capitano è stato sepolto nel cimitero monumentale, ma in un loculo, non nella zona dei militari.

«INCOMPRENSIONI»
«Hanno addirittura pensato che volessimo creare una tomba di famiglia nell'area militare» aggiunge Carlo. «Incomprensioni», come le chiama il papà di Alessandro e poi un ostacolo burocratico che suscita un sussulto nell'anima oltre che nello stomaco: «La domanda è stata presentata tre mesi dopo la scadenza». Scade il dolore, scade l'onore che merita un soldato. Nella seduta della Commissione di metà maggio l'Ama ha spiegato le regole: il Verano accoglie i militari colpiti in operazioni militari ma la domanda dev'essere inoltrata entro tre anni dalla morte. «I genitori del militare defunto hanno, però, presentato la domanda quattro anni dopo la scomparsa».

L'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia, sezione Guidonia Montecelio Tivoli V. Aniene, diretta da Franco Figus, è stata intitolata ad Alessandro e grazie al papà vengono organizzate borse di studio per gli studenti.
Fuori un eroe, nelle stanze dell'amministrazione verso di lui solo parole fredde e burocrazia Ama nella seduta ha aggiunto che c'è la possibilità di derogare alla scadenza prevista «per dare un segnale di civiltà e umanità». Tira un sospiro di sollievo Carlo Romani: «La situazione si dovrebbe essere risolta». Anche se ora ci sono i tempi tecnici da rispettare. E Carlo dovrà aspettare ancora.

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