Non importa se mare, montagna o collina, l’importante è fare sapere a Papa Francesco gli spostamenti pianificati e in che data verranno effettuati, comprensivi di dettagli per eventuali contatti, in caso di bisogno. La disposizione è stata diramata attraverso una lettera firmata dal decano del collegio cardinalizio, Angelo Sodano il quale si è fatto tramite della richiesta papale. Inutile dire che la lettera ha incuriosito parecchio.
Negli anni passati, spiega un cardinale dietro anonimato (il quale resterà fuori Roma una settimana per un ritiro spirituale in un convento in Umbria), questa prassi era in vigore ai tempi di Paolo VI ma poi, col tempo, è caduta in disuso anche per la diffusione dei cellulari, delle videochiamate, di Skype. Il portavoce vaticano, Greg Burke, stamattina si è affrettato a gettare acqua sul fuoco, ridimensionando il caso, spiegando che si tratta di una richiesta quasi banale.
«Una sana tradizione», ha ripetuto. Dietro questa richiesta non ci sarebbero nemmeno preoccupazioni legate a questioni di sicurezza piuttosto il bisogno di avere il controllo dei collaboratori presenti a Roma per capire su chi eventualmente contare nel caso di iniziative, consultazioni, pareri cardinalizi. Qualcuno in curia fa però notare che, indirettamente, la novità introdotta metterebbe in evidenza la propensione (o meno) di ogni cardinale alla sobrietà, ad uno stile di vita semplice, prossima a quella tendenza francescana che tanto piace a Bergoglio.
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