Anna Guaita
Quest'America
di Anna Guaita

Una newyorchese a Firenze

di Anna Guaita
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Venerdì 9 Giugno 2017, 00:46

Sono in vacanza a Firenze. Dopo una mattina di commissioni in centro, ho voglia di sedermi. Non ho voglia di caffè, non ho voglia di entrare di nuovo in un bar e tornare a consumare, vorrei solo sedermi cinque minuti.

Questa era la mia città, so che posso allungare il passo fino al piazzale degli Uffizi e trovare le vecchie panchine di pietra, all’ombra, dure ma quasi setose, lisciate come sono dal tempo e dall’uso.

I turisti non conoscono questi piccoli segreti della città e si accatastano esausti sui gradini di Santa Croce, di Santo Spirito, addirittura sui marciapiedi.

Molte sono persone gentili ed educate, sono solo stanche, sfibrate dal caldo. Come me, hanno bisogno di un attimo di riposo. In mezzo però ci sono i soliti cafoni che si lasciano dietro la bottiglia di birra vuota, cartacce unte odorose di pizza o panini. Contro costoro il sindaco sta sperimentando una soluzione che fa discutere tutti in città (basta chiedere a chiunque e si scatena un’infinita diatriba): annaffiare le scale dei sagrati nelle ore del pranzo, e sperare che questo distolga i turisti dalla voglia di sedersi sui gradini. “I sagrati non sono ristoranti” protesta giustamente il sindaco Dario Nardella, che spera così di “far rispettare la bellezza della nostra città”.

Ho lasciato Firenze da tanti anni, e oramai la vivo anche io come se fossi una turista. Ma proprio per questa mia doppia identità, vedo e capisco le ragioni degli uni e degli altri: dei fiorentini indignati di vedere la loro piccola preziosa città che in certe ore sembra un bivacco di zoticoni, e della schiacciante maggioranza dei turisti, interessati a godersi in modo civile  i più bei monumenti del mondo, ma anche di riposare le stanche membra su una panchina all’ombra.

E’ vero che annaffiare i sagrati e renderli impraticabili  è una soluzione meno cattiva che “fare multe”, come spiega il sindaco. Ma se si vuole continuare a essere una delle grandi mete del turismo internazionale, è giusto anche offrire aree di riposo, di ristoro. Tra l'altro, molti di questi turisti sono anche persone anziane, o famiglie con bambini.

A Manhattan, il sindaco Michael Bloomberg fu molto criticato e preso in giro quando cominciò a creare isole pedonali nel mezzo delle Avenues, con ombrelloni e tavolini e seggiole, per dare a tutti la possibilità di riposarsi senza dover necessariamente fermarsi in un ristorante. Ammetto umilmente di essere  una di quelle persone che fece qualche battuta ironica sulla creazione di queste aree, pensando che peggiorassero il traffico automobilistico. E comunque - pensavo fra me e me - chi può desiderare di sedersi nel mezzo della strada? Su questa domanda, ho avuto una risposta: le isole pedonali sono sempre affollate di gente, ed è ovvio che sono quasi tutti turisti. E comunque dopo la mia vacanza fiorentina, penso che quando tornerò a New York sarò più generosa verso l’ex sindaco, e quella sua idea di assicurare a tutti una seggiola e un po’ di ombra.
                                                                                                                                                 
 
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