Riccardo De Palo
Lampi
di Riccardo De Palo

"Dentro l'acqua" di Paula Hawkins, la recensione: la ragazza del treno finisce per annegare

Paula Hawkins
di Riccardo De Palo
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Domenica 7 Maggio 2017, 19:06 - Ultimo aggiornamento: 19:25
Il secondo romanzo è sempre il più difficile. Ci sono scrittori come Arundhati Roy o Harper Lee che non hanno mai voluto dare un seguito ai loro primi, folgoranti, libri d'esordio (il seguito di Il buio oltre la siepe era, in realtà soltanto una sua prima versione). Così, c'era molta attesa per il nuovo lavoro di Paula Hawkins, venti milioni di copie vendute con La ragazza del treno, divenuto anche un fortunato film con Emily Blunt nel ruolo della protagonista.

Dentro l'acqua, appena uscito in libreria, è stato subito preso di mira dalla stampa anglofona: troppi personaggi, troppe storie parallele che confondono il lettore. Le critiche non sono senza fondamento: ci sono almeno undici punti di vista diversi, in un racconto corale a cui tutta la cittadina inglese di Beckford è chiamata a collaborare. Ma il romanzo ha un suo appeal maledetto, da opera gotica, e l'intreccio (malgrado la complessità) tiene.

Nel suo romanzo d'esordio la scrittrice inglese aveva fatto di una antieroina - dall'aspetto dimesso e tendente al bere - la protagonista assoluta, in una storia che pareva una finestra sul cortile in versione ferroviaria. Qui è come se i personaggi difettosi si moltiplichino. A partire da Nel Abbott, la donna trovata senza vita nel fiume, apparentemente suicida, e che dà il via alla storia. Ci sono sua sorella Jules, sgraziata e poco attraente; la figlia adolescente della vittima, Lena; l'amica di quest'ultima, la bellissima Katie. Un detective, Sean, che indaga su una vicenda che (pur senza saperlo) lo riguarda direttamente; la sua collega Erin; una sensitiva che - malgrado l'impossibilità di provare le sue affermazioni - è l'unica a cogliere il senso di quello che succede. E una miriade di personaggi di contorno. 

Su tutto e tutti, domina lo Stagno delle Annegate. Un luogo sinistro dove, un tempo, venivano gettate le streghe. E dove, adesso, finiscono per annegare donne «che causano problemi». 

L'intensità delle passioni ricorda, a tratti, la penna di Emily Brontë, ma è semmai alla prosa precisa e fredda di John Banville che - tra i contemporanei - bisogna guardare. L'acqua è un liquido amniotico, che attira a sé, in un abbraccio di morte. Nella casa della protagonista, campeggiano l'Ophelia di Millais, «bella e serena, con gli occhi e la bocca aperti, i fiori tra le mani», ma anche l'Ecate di William Blake, Il sabba delle streghe e Il cane di Goya, «una povera bestia che lotta per tenere la testa al disopra della marea che sale». La marea è rappresentata dai nostri segreti, che neghiamo persino a noi stessi e che ci conducono, come bugie letali, a una vita che non ci appartiene.
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