Rischi da evitare/ Controlli necessari, no alle speculazioni

di Paolo Graldi
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Giovedì 4 Maggio 2017, 00:18
Non sarebbe necessario ma è ugualmente utile chiarire subito un fatto.
Sarà l’inchiesta della magistratura a stabilire le cause della morte di Nian Maguette e provocherà solo danni cercare di strumentalizzare, o peggio usare politicamente, il luttuoso evento per scatenare miserabili speculazioni sull’immigrazione dall’Africa, nella perniciosa contrapposizione tra chi vorrebbe cacciarla e chi forzarla a rispettare le regole. Senegalese, 54 anni, da trenta anni nel nostro Paese, Nian aveva ottenuto il permesso di soggiorno e viveva a Tor Sapienza. 
Era, per dirla come una volta con una definizione da cancellare, un “vu cumprà”, vendeva borse false di grandi firme dell’alta gamma. Le stendeva su tovaglie, a terra, e cercava di scavallare la giornata. Merce illegale, un reato detenerla e venderla. 

Di qui i raid tra guardie e ambulanti, pacifici assalti per cercare di arginare un fenomeno che ha assunto proporzioni dilaganti e stretto solide parentele con la malavita. Una radice da estirpare. 
Di qui, nell’azione più vigorosa verso il ripristino di un minimo di decoro, l’operazione dei vigili, cinque, dice il comando. Alla loro vista la pattuglia di ambulanti, come in un copione recitato tante altre volte, si è data alla fuga. Qui siamo nella zona dell’Isola Tiberina, sul Lungotevere de’ Cenci, a due passi da via Arenula, in pieno centro storico. 
Gli ambulanti scappano, chi da una parte chi dall’altra, abbandonando la merce che viene sequestrata, che è poi il vero scopo dell’operazione dei vigili. Erano circa le 11, viene scritto nel rapporto ma l’ambulanza con la notizia di un uomo a terra, sanguinante e privo di sensi è delle 12,45. 
Comunque sia, la versione ufficiale nega che ci sia stato un inseguimento e men che meno, come alcuni amici di Nian avrebbero sostenuto, ch’egli sia stato dapprima travolto da un motorino con a bordo vigili in borghese e poi caduto a terra, battendo violentemente il capo. 

Altri testimoni affermano che l’uomo è stato colto da malore, forse un infarto, lo accerterà l’autopsia già disposta, e poi, cadendo a terra senza forze, ha battuto il capo procurandosi una ferita. Di qui il sangue sul selciato. 
Come un’onda che cresce e si gonfia col passare dei minuti la notizia della morte del senegalese ha acceso il risentimento della piccola comunità di suoi connazionali là presente: blocchi stradali, Lungotevere fermo, traffico impazzito e paralisi a macchia d’olio. 
E l’esplosione della polemica, anche politica, asserendo che vi sia stato un nesso tra il decesso e l’azione dei vigili mentre questi ultimi, ufficialmente, affermano che neppure sapevano dell’accaduto rientrando in ufficio e che, comunque, nessun inseguimento era stato effettuato. Negato, per ciò stesso, anche l’investimento. Se Nian, nella concitazione del momento, è stato strappato alla vita da un attacco cardiaco i medici legali lo stabiliranno con facilità e certezza ed anche la dinamica intera dell’incidente potrà essere ricostruita. Il caso è già approdato a piazzale Clodio, dov’è la Procura della Repubblica. 

Va colto, comunque, il segno di una severità meno declamata e più agita verso fenomeni di degrado diffuso e profondo del tessuto sociale della città, fenomeni che aggrediscono il centro storico radicando fattispecie di illegalità che tendono a configurarsi come vere ragnatele finora impossibili da smembrare.
Più di un elemento, tuttavia, suggerisce che sia posta la massima attenzione quando si tratta di fronteggiare gruppi di persone e dunque il personale chiamato a esercitare ruoli di repressione, anche se in chiave di prevenzione del crimine, deve essere preparato professionalmente a evenienze che trasformano semplici controlli in piccole rivolte dagli esiti imprevedibili. 
Già in passato la reazione degli ambulanti ha sfiorato la violenza proprio per proteggere gli oggetti in vendita illegalmente. La determinazione con la quale il governo, e il decreto Minniti sta a dimostrarlo, ha deciso di muoversi verso sacche di illegalità incontrollata e lasciata per anni padrona di interi territori, consegna alle forze dell’ordine nuovi strumenti operativi: facile prevedere che il veleno della speculazione politica proverà a sporcare questa determinazione tanto invocata dai cittadini. La morte di un uomo rattrista e lascia al dolore e alla riflessione il compito di capire meglio. Ma questo non c’entra niente con l’obbligo di rispettare e far rispettare la legge.
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