Alcuni mesi fa, tornando dalla Svezia, Papa Bergoglio ebbe modo di precisare meglio il suo punto di vista di fronte ad un fenomeno epocale così massiccio come quello delle migrazioni. Serve un duplice sforzo: da una parte garantire asilo a chi fugge, dall'altra è essenziale investire di più su reali politiche di integrazione che prevedano l'insegnamento della lingua, delle tradizioni culturali, della storia. «L'integrazione non è né assimilazione né incorporazione. Bisogna promuovere l'accoglienza e l'ospitalità dei profughi e dei rifugiati, tenendo contro dei diritti e dei doveri reciproci per chi accoglie e chi è accolto».
Francesco ha approfondito l'argomento in una intervista alla rivista del Ministero dell'Interno “Libertà Civili” che riprende le pubblicazioni dopo un periodo di silenzio. Il primo numero della rivista è stato presentato stamattina dal ministro dell'Interno, Marco Minniti.
Naturalmente il Papa fa leva sulla memoria comune, rammentando la storia europea. «I Paesi europei, come tanti altri Paesi che hanno sperimentato sulla propria pelle l'immigrazione, sia l'emigrazione, debbano fare tesoro del loro passato. Quanto è stato difficile nel dopoguerra per milioni di europei che partivano spesso con tutta la famiglia per approdare in Sud America o negli Stati Uniti. Non è stata una esperienza facile nemmeno per loro. Hanno sofferto il peso di essere considerati degli estranei, arrivati da lontano e senza alcuna conoscenza della lingua locale. Non è stato un processo di integrazione facile ma si è sempre concluso con successo. Abbiamo molto da imparare dal passato. E' importante agire con consapevolezza senza fomentare la paura dello straniero».
Infine un appello ai mass media sovente veicoli di stereotipi sbagliati capaci di alimentare diffidenze e paure. «La buona informazione può abbattere i muri. I mass media, invece, spesso usano stereotipi negativi parlando di migranti e rifugiati. Basti pensare all'uso scorretto che spesso fanno dei termini con cui appellano a migrati e rifugiati. Quante volte si sente parlare di clandestino come sinonimo di migrante. Questo non è corretto, è una informazione di parte da una base errata che spinge l'opinione pubblica a elaborare un giudizio negativo».
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