E se è vero, dice quindi la ministra (che sottolinea però di «non impegnare il governo» con la propria presenza), che «questo provvedimento avrà un suo cammino in Parlamento, nel momento in cui finalmente ci si occuperà della scrittura della legge elettorale questa norma - assicura - non potrà essere dimenticata». La scelta di intervenire sulla legislazione e consentire agli studenti fuori sede di votare nella città in cui studiano «è un fatto importante - continua Finocchiaro - non solo perché in questi casi i giovani devono affrontare disagi economici ma anche perché spesso le consultazioni elettorali coincidono con le sessioni di esami e così i ragazzi vengono distratti dal loro impegno principale». Una proposta di legge, sottolineano Lodolini e Amati, che nasce dalla sollecitazione dei «giovani democratici», e di cui il Pd si è fatto «carico» con l'obiettivo di portare a termine il progetto. Respinte dunque al mittente le critiche del M5S: «Notiamo - dice Amati - un certo nervosismo ma noi siamo convinti che la nostra proposta si tradurrà in un fatto concreto».
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