La morte del brigadiere Tuzi e il legame con l'omicidio Mollicone: si allontana la pista del suicidio

La morte del brigadiere Tuzi e il legame con l'omicidio Mollicone: si allontana la pista del suicidio
di Chiara Rai
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Martedì 20 Dicembre 2016, 02:24 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 19:42

Concessi sei mesi di proroga per le indagini della Procura di Cassino per istigazione al suicidio in relazione alla morte di Santino Tuzi, il brigadiere dei carabinieri trovato cadavere l’11 aprile 2008 all’interno di una Fiat Marea parcheggiata vicino la diga di Arce in località Sant’Eleuterio. A chiedere la proroga è stato il sostituto procuratore Alfredo Mattei, titolare dell’indagine, il primo a voler far chiarezza sulla vicenda a seguito dell’istanza di riapertura del fascicolo presentata da Rosangela Coluzzi, l’avvocato di Maria Tuzi, la figlia del brigadiere.
 

 

Il legame con il caso Mollicone Pochi giorni prima del decesso, il brigadiere era stato ascoltato quale sommario informatore nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Serena Mollicone, la diciottenne di Arce scomparsa il primo giugno 2001 e ritrovata morta due giorni dopo in un boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella: legata, imbavagliata e con la testa infilata in un sacchetto di plastica.

Le foto e i conti che non tornano Dodici fotografie che fanno parte del fascicolo sulla morte di Santino Tuzi potrebbero indicare agli inquirenti piste non ancora battute. Le foto fanno capire quante incongruenze e lacune si evincono nella dinamica della morte dell’uomo, gap ben evidenziati dal legale di Maria Tuzi. La più evidente che finora non è emersa è il fatto che dietro il sedile dell’auto del brigadiere sia stato rinvenuto il fodero della sua pistola di ordinanza mentre nel verbale riportato nell’istanza di archiviazione si fa presente che il fodero della pistola si trovava nell’armadietto del Brigadiere. Come faceva lo stesso fodero dell’arma del brigadiere ad essere contemporaneamente in due luoghi distinti?

Gli interrogativi sulla pistola Inoltre non sarebbe stata effettuata un’analisi dell’arma di ordinanza relativamente al proiettile rinvenuto nell’autovettura. Come si fa a dichiarare che quell’ogiva appartenga alla pistola rinvenuta sul sedile dell’auto di Tuzi. Per altro il brigadiere dopo essersi sparato al petto avrebbe avuto la calma e la lucidità di adagiare l’arma sul sedile. Inoltre sull’arma non vengono rinvenute impronte di Tuzi, se non una impronta parziale e latente della mano sinistra, quando Tuzi era destrorso. E ancora il fatto che sia sta trovata polvere da sparo sulle mani, non indica necessariamente un suicidio, ma potrebbe far pensare ad un tentativo di simulare un suicidio con colpi sparati a vuoto. Infatti, il colpo che ha ucciso Santino è uno soltanto, mentre nella pistola ne mancano altri due

La caserma di Arce I due casi, la morte di Serena Mollicone e quella di Tuzi, sembrerebbero essere legati a doppio filo. Anche la caserma di via Magni ad Arce dove Tuzi prestava servizio all’epoca della scomparsa della ragazza è un luogo che ancora potrebbe rivelare colpi di scena. L’ex comandante, il maresciallo oggi in congedo, Franco Mottola, la moglie e il figlio, sono gli unici tre indagati per la morte di Serena Mollicone. Nei loro confronti, la procura di Cassino ha aperto un fascicolo per omicidio volontario e occultamento di cadavere e tutt’ora le indagini sono di fatto ancora in piedi.

L'autopsia sul corpo di Serena Si attende l’esito degli esami effettuati dal medico legale Cristina Cattaneo, la stessa che ha effettuato gli accertamenti nel caso di Yara Gambirasio. Cattaneo, dopo aver esaminato le fotografie che immortalano la ferita alla tempia sinistra della diciottenne, potrebbe rendere noto se la lesione alla fronte occipitale possa essere compatibile o meno con l’urto contro la porta rotta di un alloggio all’interno della caserma dove si presume possa essersi trovata Serena nelle ore precedenti alla sua morte.

La testimonianza chiave del brigadiere Infatti, pochi giorni prima di uccidersi Santino Tuzi aveva riferito agli inquirenti di aver visto Serena entrare in caserma ad Arce alle 11 della mattina di quel venerdì primo giugno. In particolare, il brigadiere è stato ascoltato dagli inquirenti il 28 marzo 2008 e poi una seconda volta il 9 aprile 2008. In tali audizioni,  Tuzi ha dichiarato che nella mattina della scomparsa di Serena Mollicone, intorno alle ore 11.00, aveva visto una ragazza del tutto somigliante a quest’ultima in tratti somatici e fattezze entrare nella caserma dei Carabinieiri di Arce, ma non uscirne più, perlomeno sino alle ore 14:00, orario in cui Tuzi staccava dal servizio. Sembrerebbe che Serena, invece che nella stanza dove si stilano le denunce sia stata fatta salire al primo piano, proprio dove si trovava l'appartamento del maresciallo. Gli inquirenti disponevano un confronto tra Tuzi e l’allora Maresciallo Franco Mottola, confronto che non si svolgerà mai in quanto Tuzi è morto prima.

La morte di Tuzi L’11 aprile 2008 degli operai di Santino Tuzi. I carabinieri effettuano i rilievi nell’immediato. Il medico legale intervenuto per l’autopsia non ritiene di fare fotografie al cadavere di Tuzi, quindi ci sono le immagini fotografiche del luogo dove l’uomo è stato ritrovato morto ma non le fotografie del corpo di Tuzi. Il giorno della sua morte Santino Tuzi non era in servizio. Era casa a coltivare l’orto. Esce d’improvviso dopo aver ricevuto una telefonata. Arriva in caserma ad Arce dove i colleghi riferiranno di averlo visto tranquillo e normale. Si dirige verso l’armadietto dove prende la pistola e la badoliera perchè il giorno successivo avrebbe dovuto partire per una trasferta legata alle elezioni. Poi, secondo le testimonianze della presunta ex amante e le prove raccolte dalle indagini dell’epoca,  il brigadiere va a casa della donna e senza farsi vedere lascia delle sigarette in una busta e delle rose, poi si allontana.

Lo sparo in diretta La donna quando nota il tutto lo chiama e Santino Tuzi le avrebbe detto “se non torniamo insieme mi uccido”. La signora inoltre sostiene di essere al telefono con il brigadiere quando sente lo sparo in diretta. Il fatto che la presunta amante abbia sentito lo sparo non può escludere la morte per altri motivi, ovvero per mano di terzi. Inoltre da accertamenti del legale di Maria Tuzi, il brigadiere non era affatto depresso e non aveva mai fatto usa di psicofarmaci. È chiaro che ad oggi non può escludersi che Santino Tuzi non fosse da solo in macchina quel giorno.

Il mistero del telefonino Guardando il fascicolo fotografico si vede un telefono poggiato sul sedile anteriore, lato passeggero. La posizione del cellulare è anomala, infilato tra i sedili mentre lo sportello della macchina è aperto
Santino Tuzi quindi avrebbe presumibilmente dovuto parlare con il vivavoce pochi secondi prima di uccidersi.
Se avesse parlato al telefono mentre era intento a premere il grilletto allora avrebbe dovuto usare la mani sinistra visto che era destrorso

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