Trump: basta attacchi razzisti. E annuncia la nomina di giudici contro l'aborto alla Corte suprema

Trump: basta attacchi razzisti. E annuncia la nomina di giudici contro l'aborto alla Corte suprema
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Lunedì 14 Novembre 2016, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 11:31

«Stop» agli attacchi contro i neri, gli ispanici, i gay: lo ha chiesto Donald Trump, dopo essere stato incalzato in una intervista alla Cbs registrata nel suo appartamento nella Trump Tower a New York in cui ha in pratica annunciato una crociata contro l'aborto.

«Io sono pro vita, i giudici saranno pro vita», ha detto Trump sottolineando che alla Corte suprema nominerà giudici contrari all'aborto e giudici «pro secondo emendamento», quello che garantisce il diritto di possedere armi.

Nell'intervista il presidente eletto afferma che se la sentenza "Roe v. Wade" della Corte suprema del 1973, quella che ha riconosciuto il dirito all'aborto negli Stati Uniti, venisse ribaltata le donne «dovranno andare in un altro stato» se vorranno abortire. Ma quindi alcune donne non potranno abortire?, ha chiesto l'intervistatrice. «Sì forse dovranno andare in un altro stato», ha risposto Trump. E questo è giusto?, ha insistito l'intervistatrice. «Vedremo cosa succederà, ci vorrà tempo».

Trump si è detto invece favorevole ai matrimoni gay, legalizzati l'anno scorso dalla Corte suprema. E' già stato deciso, è legge - ha detto il presidente eletto -. Questi casi sono andati alla Corte suprema, sono stati decisi. Mi va bene».

«Sono molto sorpreso di sentire questo, odio sentirlo», ha poi risposto il tycoon a proposito delle notizie di insulti razzisti e minacce personali contro le minoranze da parte di suoi sostenitori. «Ma penso si tratti di un piccolo numero», ha aggiunto. Quando l'intervistatrice gli ha chiesto se volesse dire qualcosa agli autori di questi episodi, Trump ha detto: «Direi non fatelo, è terribile, perché sto riunificando il Paese. E dico "basta". Se può essere utile, dirò questo davanti alle telecamere: "basta"». 

«Se Hillary avesse vinto e la mia gente uscisse a protestare, tutti direbbero "oh, è terribile"», ha aggiunto Trump e denunciando l'esistenza di «due pesi e due misure». «Protestano contro di me perché non mi conoscono, ma dico loro di non avere paura, assolutamente», è ancora il messaggio che il presidente eletto invia ai manifestanti che da cinque giorni consecutivi scendono in piazza contro la sua elezione. Trump ha detto che li rispetta e di non avere paura di loro, aggiungendo però che «in alcuni casi si tratta di professionisti». 

Barack Obama è una persona «eccezionale», è stato poi l'omaggio al presidente di Trump. «L'ho trovato molto intelligente e piacevole, ha un grande senso dell'umorismo, per quanto se ne possa avere parlando di temi difficili», ha aggiunto.

Trump ha ribadito il suo apprezzamento per il colloquio allo studio ovale con Obama, sottolineando che c'è stata «una buona chimica». «Il colloquio è durato un'ora e mezzo ma avrebbe potuto proseguire per quattro ore» perché «avevamo così tante cose da dirci», ha spiegato il presidente eletto. «Mi ha detto le cose buone e le cose cattive, e le cose che sono toste ora», ha proseguito, citando tra gli altri dossier il Medio Oriente, di cui voleva avere una visione completa da parte di Obama, la Corea del nord, l'Obamacare. «L'ho trovato molto intelligente e molto carino». I due, ha raccontato Trump, non hanno mai discusso delle accuse reciproche. «Ho detto delle cose terribili su di lui, e lui su di me», ha proseguito, assicurando che non c'è stato alcun imbarazzo: «Zero dal mio punto di vista. E questo è strano. Sono sorpreso di dirvelo».

Trump in ogni caso non ritiene la sua vittoria «un ripudio» della presidenza di Obama. A domanda diretta, il repubblicano ha replicato con un «no» e spiegato, piuttosto, che sia la conseguenza di «un momento in cui i politici hanno abbandonato le persone, le hanno abbandonate sul fronte del lavoro, sul fronte della guerra, stiamo combattendo da 15 anni».

Poi, alla giornalista che gli fa notare come sia apparso «piuttosto sobrio» dopo l'incontro di giovedì scorso alla Casa Bianca, Trump ha risposto: «Io penso di essere una persona sobria. Penso che la stampa cerchi di rendermi qualcosa di diversa, nel mio caso un uomo un po' selvaggio». «Non lo sono, io sono una persona molto sobria - ha rivendicato il magnate -. E comunque è stato rispetto per la carica, rispetto per il presidente. Non lo avevo mai incontrato prima. E potrebbe essere che non sono d'accordo con lui, ma ha trovato la conversazione incredibile interessante».

Intanto una prima indicazione per capire che presidenza sarà quella di Trump è arrivata con la selezione del 'chief of staff' della Casa Bianca, considerato spesso il secondo incarico di maggiore potere a Washington. La scelta, che irriterà molti degli elettori che hanno votato il magnate contro l'establishment, è caduta su un insider di Washington: Reince Priebus, presidente del partito repubblicano, che lo ha sostenuto lealmente e ha cercato di fare da ponte tra Trump e i dirigenti Gop, a partire dallo speaker della Camera Paul Ryan. Priebus ha avuto la meglio su Stephen Bannon, presidente della campagna elettorale del tycoon, un ex di Goldman Sachs ma soprattutto padre padrone del sito conservatore di destra (a sfondo razzista) Breitbarb News e figura anti establishment: è stato ricompensato con la nomina a chief strategist e consigliere senior.

Trump ha quindi risposto in modo imbarazzato sempre nell'intervista alla Cbs quando gli è stato chiesto come mai il suo transition team è così pieno di lobbisti se non gli piacciono e ha promesso di eliminarli. «Sono le uniche persone che ci sono lì», ha tentato di giustificarsi il tycoon. «Tutti quelli che lavorano per il governo, poi lo lasciano e diventano lobbisti, fondamentalmente. Voglio dire che l'intero posto è una grande lobby», ha proseguito riferendosi a Washington. «Loro conoscono il sistema ora, ma li elimineremo. Bisogna eliminarli».

Trump ha poi annuniato la rinuncia allo stipendio da presidente, 400mila dollari all'anno. «Non ne ho mai parlato, ma la risposta è no - risponde alla giornalista Lesley Stahl, che gli chiede se prenderà lo stipendio -. Penso di dover prendere per legge un dollaro, prenderò un dollaro all'anno». Trump, tra l'altro, sostiene di «non sapere neanche» a quanto ammonti l'indennità per il presidente e lo chiede alla giornalista: «Lei sa quant'è lo stipendio?». «Sta rinunciando a 400mila dollari», dice la Stahl. «Non li prenderò», insiste il presidente eletto.

Trump ieri ha avuto una conversazione telefonica con il presidente cinese Xi Jinping. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina, secondo cui Xi ha rimarcato che la «cooperazione» bilaterale è «l'unica via possibile». Xi ha riaffermato l'importanza delle relazioni con gli Stati Uniti complimentandosi col tycoon per la vittoria ottenuta alle presidenziali dell'8 novembre. Le parti, ha riferito la tv di Stato Cctv, hanno infatti concordato nella prima conversazione telefonica che i legami tra le due principali economie del pianeta sono «importanti» e che lavoreranno per il loro rafforzamento. «I fatti hanno provato che la cooperazione tra Cina e Usa è l'unica scelta corretta», ha riferito la Cctv, in merito al messaggio di Xi. I due leader hanno poi espresso l'impegno a tenere contatti stretti, ad avviare un una partnership di lavoro e «a incontrarsi di persona il prima possibile» per discutere e trattare i problemi di comune interesse. In campagna elettorale Trump ha accusato la Cina di commercio sleale e manipolazione della sua valuta minacciando dazi pari al 45% su tutti i prodotti di Pechino importati. 

«Se sarà possibile, potremmo incontrarci» con il presidente eletto degli Usa «anche prima del 20 gennaio», quando entrerà alla Casa Bianca, ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, aggiungendo di averlo già invitato nel suo Paese durante una telefonata di congratulazione dopo la sua vittoria nelle urne: «Saremmo contenti se quella in Turchia fosse una delle sue prime visite all'estero. Lui ha risposto positivamente». Secondo Erdogan, la visione di Trump sulle crisi regionali, e in particolare su Siria e Iraq, sarebbe simile a quella di Ankara.

«Nessun pregiudizio nei confronti di Donald Trump» e bisogna «smettere di fare dichiarazioni affrettate». Il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, rompe gli indugi e va controcorrente dichiarando che commenti e punti di vista sul presidente americano appena eletto «dovrebbero mostrare più maturità». Le parole di Larijani arrivano dopo numerose prese di posizione su Trump da parte di politici e media iraniani.


 

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