Trump, da Rudy Giuliani a Carson: ecco la squadra del presidente

Trump, da Rudy Giuliani a Carson: ecco la squadra del presidente
di Flavio Pompetti
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Giovedì 10 Novembre 2016, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 12:31

NEW YORK Per tutta la giornata di ieri il presidente eletto Donald Trump si è sottratto agli sguardi del pubblico, asserragliato nei quartieri generali al quattordicesimo piano del grattacielo che porta il suo nome.
Dopo tanta visibilità ha preteso una giornata di privacy, forse anche per riaversi dalla sorpresa che deve aver investito molti dei componenti del suo stesso staff, di fronte alla portata della sua vittoria.

Ma il silenzio si sa è foriero di indiscrezioni, e nel silenzio di ieri le indiscrezioni sulle prossime mosse in preparazione nella Trump Tower hanno dilagato. Al centro del gossip il toto ministri in pieno svolgimento dietro le porte dorate del palazzo.

L'ISOLAMENTO
Trump ha condotto gran parte della campagna in grande isolamento, e la distanza che aveva mantenuto dalla politica fino ad un anno fa non permette di collegarlo ad aree di riferimento nelle quali cercare nomi. È per questo forse che una delle piste emerse nella prima ora è quella fuori dal tempo che collega conservatori di ferro usciti dalla scuola di Henry Kissinger e neo-con degli ultimi quattro decenni, in un tentativo di riallacciarsi alle stagioni di maggior successo della politica repubblicana.

LA PRIMA LISTA
Una lista approssimativa è stata pubblicata dal web site Politics, un insider del sottobosco di Washington. Al centro del serbatoio dei nomi c'è la Heritage Foundation, il think tank nel quale maturò la scrittura del Contratto con l'America, il progetto che nel 1994 fece volare i repubblicani ad una vittoria a tappeto nelle elezioni di midterm.
L'estensore di quel documento: Newt Gingrich, è infatti indicato come il possibile prossimo segretario di Stato americano, in alternativa a Bob Corker, senatore del Tennessee che al momento presiede la commissione Esteri, e a quella ancora più estremista tra i conservatori di John Bolton, l'ambasciatore che fece passare all'Onu le false prove del governo Bush sul possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein, e sulla cui base fu lanciata la guerra all'Iraq.

Dalla stessa area proviene il generale Mike Flynn, già in odore di vicepresidenza, e ora in ballo come consigliere nazionale per la Sicurezza. L'arrivo alla Giustizia di Rudy Giuliani confermerebbe la volontà di perseguire Hillary Clinton per il mailgate. Quello di Mnuchin al Tesoro cementerebbe il rapporto tra l'ex Goldman e Trump, già iniziato durante la campagna. Incerta la Difesa, per la quale sarebbero in corsa il senatore dell'Alabama Jeff Session, già consigliere di Trump, il suo ex collega del Missouri Jim Talent, e il veterano della Sicurezza Nazionale Stephen Hadley.

LA SCELTA PIÙ PROVOCATORIA
Alla Sanità con il compito di cancellare l'Obamacare potrebbe arrivare l'ex rivale delle primarie, il neurochirurgo Ben Carson, mentre agli Interni un chiaro messaggio contro le anbizioni degli ambientalisti sarebbe la chiamata di Forrest Luca cofondatore dell'azienda petrolifera Lucas Oil. La nomina più provocatoria potrebbe essere se confermata, quella al ministero degli Interni, una posizione per la quale Trump starebbe pensando all'ultra conservatore David Clark, sceriffo afro-americano di Milwaukee.

A CLEVELAND
Il poliziotto si è già distinto per un intervento alla convention repubblicana di Cleveland la scorsa estate, dal cui podio lanciò lo slogan Blue lives matter (difendiamo la vita degli uomini in divisa), in risposta alla protesta dei neri per le violenze subite per mano della polizia.

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