«Lo diciamo da mesi - continua storace - o il partito o la città. Se scegli il partito non te ne frega nulla della città. Se scegli la città, non metti veti di partito a chi non sta nel tuo. Nella Capitale non possiamo rischiare la sconfitta per le beghe di quella parte della destra romana che non tollera altre presenze, compreso quelli con cui ha governato e ora disconosce. Con Marchini si ragiona sulla città, senza politichese. Non ha avuto nulla in contrario alla presenza della lista Storace in coalizione se si raggiunge l'intesa, abbastanza vicina, sul programma. A Roma - prosegue Storace su Il Giornale d'Italia - hanno governato destra (noi no e gli uomini della Meloni sì) e sinistra. Bisogna ricominciare daccapo, senza baccano ideologico. Siamo sicuri che non sia proprio questo il momento? Se si rispetta la nostra identità - è il caso di Marchini ma non della Meloni, incredibilmente - non c'è altra scelta. Ecco perché - conclude Storace - la nostra scelta si è ridotta a due opzioni, andare da soli o con Marchini. Da soli, avremmo favorito l'arrivo di Roberto Giachetti al ballottaggio contro la Raggi. Con Marchini si possono vincere le elezioni. Con la nostra lista e la mia candidatura come capolista a sostegno di un'esperienza civica identica a quella che può vincere a Milano e a Napoli. Noi portiamo il nostro bagaglio di esperienza e la nostra pulizia morale per segnare un nuovo inizio per Roma. Senza personalismi. Io e lo stesso Bertolaso lo abbiamo dimostrato con la forza dei gesti e dei fatti».
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