Lo spettacolo è un sentito omaggio alla cultura partenopea che l'attore rende immergendosi in testi di poeti e scrittori che di Napoli hanno conosciuto bene la carne e il cuore. È il ritratto di una città - spiegano dal Teatro stabile dell'Umbria - dai mille volti e dalle mille contraddizioni, divisa fra l'estrema vitalità e lo smarrimento più profondo, una città di cui la lingua è il più antico segno, forgiato dal tempo e dalle contaminazioni.
«Ho scelto questi testi - rivela Servillo - perchè ne emerge una lingua viva nel tempo, materna ed esperienziale, che fa diventare le battute espressione, gesto, corpo».
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