«In tanti mi scrivete: "Matteo, non aver paura di pronunciare la parola giusta. E la parola giusta è guerra". Noi dobbiamo reagire. Distruggendoli, certo. (Anche per via militare, dove necessario e possibile). Ma non credo che la parola guerra sia la parola giusta. E lo dico sapendo di andare contro il pensiero dominante. Non è un problema semantico o lessicale: utilizzare la parola guerra può servire per mettere al caldo le nostre insicurezze. Ma paradossalmente finisce per fare il gioco dei nostri nemici. Sono loro che vogliono parlare di guerra. Sono loro che hanno bisogno della nostra paura. Ci vogliono morti, ma se rimaniamo vivi ci vogliono paralizzati dal terrore», sottolinea il premier soffermandosi sulla strage di Bruxelles. «La guerra è fatta da stati sovrani, il terrorismo da cellule pericolose o spietate che non meritano di essere considerate stati sovrani.
Loro vogliono farsi chiamare Isis, Stato Islamico. Noi li chiamiamo Daesh», sottolinea Renzi.
«L'Italia dei nostri nonni ha attraversato la notte del fascismo, l'Italia dei nostri genitori ha superato il brigatismo e il terrorismo interno, l'Italia di quando eravamo studenti liceali è stata più forte delle bombe della mafia. Supereremo anche questa a condizione di restare noi stessi. Di non farci piegare dalla superficialità, dalla demagogia, dal semplicismo vuoto e becero di chi punta a prendere voti anche sulle disgrazie». Lo afferma il premier Matteo Renzi nella sua enews soffermandosi sulle stragi di Bruxelles e sull'emergenza terrorismo. «Dopo vicende come queste compito di chi guida un Paese è cercare di tenere tutti uniti, indipendentemente dalle singole idee politiche. Verrà la campagna elettorale e ciascuno dirà la sua. Ma quando c'è una vicenda come quella di Bruxelles, prima di tutto vengono la sicurezza nazionale e i valori condivisi di una comunità», conclude.
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