Primarie Pd, spuntano 2.816 schede: «Abbiamo sbagliato i conti»

(Foto di Giacomo Gabrielli/Ag.Toiati)
di Simone Canettieri
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Giovedì 10 Marzo 2016, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 10:47

Il mare di schede bianche e nulle non «era un segno di protesta dei romani di cui tenere conto», come ha commentato all'inizio il commissario del Pd Matteo Orfini. Ma un tentativo di doping mal riuscito per gonfiare l'affluenza. Alle 8 di sera, dopo una giornata di polemiche e riconteggi nevrotici, arriva finalmente la risposta definitiva (l'accendiamo?) sulla partecipazione alle primarie di Roma, vero tema politico di questa gara incastonata tra Mafia Capitale e la fine della giunta Marino. In totale i votanti sono stati 44.501. Dunque, in prima battuta erano state aggiunte virtualmente - «per un mero errore di calcolo» come si giustificano dal comitato tecnico - 2.816 schede tra nulle e bianche.

Una manina denunciata da Il Messaggero, che ieri ha pubblicato la confessione di un dirigente del Pd: «Non volevamo far vedere che stavamo di poco sopra i 40mila ma molto più vicini ai 50mila votanti». Invece non era così. E dopo la rivelazione di questo giornale è scoppiato il caso che ha costretto il comitato promotore delle primarie ai lavori straordinari. Negli uffici del Pd Roma si sono messi a riaprire tutti gli scatoloni con i registri dei 193 seggi. Prima di arrivare al responso e alla giustificazione, per i dem è stata un'altra giornata ad alta tensione, andata a braccetto con i fatti di Napoli.
 
LO SFOGO
La rivelazione sull'affluenza gonfiata ha preso in contropiede il protagonista. In principio Roberto Giachetti, il vincitore delle primarie, ha giustificato questo boom anomalo (il 7,8%) come un «segnale». Poi quando ha capito che i conti non tornavano si è tirato fuori: «Se è vero, vorrei conoscere quel genio che ha messo schede bianche per aumentare affluenza. Che cambia con 2000 voti in più? Pensiamo a Roma». Risposta del deputato della minoranza dem Marco Miccoli: «Più che altro vorrei conoscere il genio che gli ha ordinato di farlo». Veleni e sospetti, per un terzo tempo inaspettato. «Più che le primarie sembrano un congresso», è stato il commento nei corridoi del Nazareno. Giachetti in privato si è detto molto arrabbiato (eufemismo) e per ricaricare le pile si è preso 48 ore di riposo.

Lo sfidante Roberto Morassut fin da domenica sera aveva fornito il dato più verosimile possibile. E ieri, in pieno caos, è tornato a ribadire: «E' stato un errore inutile e dannoso: noi lo avevamo detto subito che le bianche erano poche». Basti pensare che nel 2013, primarie vinte da Marino con più del doppio dei votanti, non arrivarono nemmeno al 2%. Anche gli altri sfidanti non l'hanno presa bene. Stefano Pedica ha chiesto «subito chiarezza». Il verde Gianfranco Mascia ha scherzato («Erano per il mio orso»). Mentre il caso montava a dismisura, con i grillini in versione cecchini sul 118 (Di Battista: «Inizia così Mafia Capitale»), veniva diffuso il dato dei soldi raccolti ai gazebo: 104.837,50 euro. Una somma che potrebbe trarre in inganno: la sottoscrizione obbligatoria era di 2 euro, ma tutti i quadri del partito hanno donato molto di più (chi 50 chi 100 euro).

LA RICOSTRUZIONE
Ma chi è stato «il genio»? In serata ecco la versione del comitato tecnico presieduto da Giancarlo D'Alessandro. Tra la notte di domenica e lunedì (21 ore di spoglio) le schede bianche dei quattro municipi chiamati a eleggere il candidato presidente (II, VI, VII, XIII) sarebbero «state aggiunte erroneamente» a quelle per il candidato sindaco. Ed ecco spuntare 1.040 persone in più. Poi ci sarebbe stata una proiezione sui seggi mancanti - «perché erano arrivati via telefono solo con i risultati degli sfidanti» - che teneva conto della media con 1.040 in più. Una proporzione «esplosa» che ha portato ai 2.816 partecipanti fantasma. I numeri appunto dell'affluenza gonfiata: le vere bianche sono state 567 (e non 2866), le nulle 326 (invece di 843). In serata Orfini ha ammesso l'errore «ma voglio credere nella buona fede dei nostri volontari». Anche il segretario regionale del Pd Fabio Melilli, presidente del comitato promotore, si è detto «rammaricato». Salvo concedersi un adagio latino di Tito Livio che tradotto suona così: «Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata».

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