Libia, Gentiloni: intervento solo dopo ok Parlamento

Paolo Gentiloni
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Mercoledì 9 Marzo 2016, 13:05

«Lavoriamo per rispondere ad eventuali richieste di sicurezza del governo libico, niente di più niente di meno, nel rispetto della Costituzione e solo dopo il via libera del Parlamento» italiano. Lo assicura il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in aula al Senato. 

«Il governo non si farà trascinare in avventure inutili e perfino pericolose per la nostra sicurezza nazionale. Non è sensibile al rullar di tamburi e a radiose giornate interventiste ma interverrà se e quando possibile su richiesta di un governo legittimo», prosegue Gentiloni aggiungendo che bisogna «combinare fermezza, prudenza e responsabilità». «Gli interventi militari non sono la soluzione», aggiunge rispondendo a chi «snocciola numeri di soldati pronti a partire», e ricordando che la Libia «è grande sei volte l'Italia e conta 200mila uomini armati tra milizie ed eserciti».

GLI OSTAGGI ITALIANI
La vicenda dei 4 tecnici italiani sequestrati presenta «molti punti oscuri», continua il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nell'informativa sulla Libia al Senato assicurando che sulla vicenda il Copasir sarà «continuamente aggiornato». L'informativa del titolare della Farnesina si è aperta con le parole di «vicinanza e cordoglio» alle famiglie dei due ostaggi italiani uccisi del ministro Gentiloni. Parole accolte con l'applauso di tutti i senatori, in piedi tra i banchi dell'Aula di Palazzo Madama. 

Per i quattro italiani rapiti in Libia «non è stato pagato alcun riscatto», ha assicurato Gentiloni. «Voglio chiarire che non era stato pagato alcun riscatto, che non risulta fosse imminente la liberazione degli ostaggi, che non risulta siano stati trovati nel nascondiglio passaporti appartenenti a elementi di Daesh».

«La ricerca della verità» sul sequestro dei 4 italiani in Libia «è doverosa, vede impegnata la procura di Roma e il Parlamento giustamente la esige». Ed «è in circostanze come queste che il Parlamento è chiamato a mostrare il volto di un'Italia coesa che si stringe attorno alle famiglie delle vittime. Un grande Paese si comporta così, lasciandosi alle spalle bagarre e contrapposizioni di parte». 

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