Vulci, trovato il tesoro della principessa etrusca, beffati i tombaroli

Vulci, trovato il tesoro della principessa etrusca, beffati i tombaroli
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Martedì 8 Marzo 2016, 20:26 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 17:36
Una volta tanto sono arrivati prima i “nostri”, ovvero gli archeologi che hanno bruciato sul filo di lana i tombaroli, già in azione per trafugare un altro tesoro etrusco.  Ha portato alla luce tutto lo splendore di un corredo funebre intatto il microscavo della Tomba dello scarabeo d'oro appena terminato, a Montalto di Castro (Viterbo) nei laboratori della Fondazione Vulci. Una collana in ambra, fenicia, due scarabei (uno dei quali, appunto, d'oro) egizi, fibule e vasellame di rara fattura: sono i tesorì emersi dal rocambolesco ritrovamento, lo scorso febbraio, della sepoltura, nell'area del Parco archeologico di Vulci (che fa parte della Soprintendenza per l'Etruria meridionale del Lazio) sottratta all'ultimo momento al saccheggio dei tombaroli. Gli approfondimenti antropologici hanno portato anche a formulare l'ipotesi che la defunta fosse una principessa etrusca. Di lei restano solo alcune ossa incombuste avvolte in un prezioso telo. E il mistero di una dignitaria da collocare nella nascente aristocrazia etrusca, di cui la tomba, datata alle origini di quella civiltà, intorno all'VIII secolo A.C., rappresenta una scoperta di rilievo.
Tanto che dai primi di aprile, a Vulci, un gruppo internazionale di archeologi darà vita a una nuova campagna di scavo



«Con la Grande campagna di scavi vulcentì che partirà in aprile a Vulci (Viterbo), si aprirà una nuova pagina dell'archeologia etrusca, considerando che i ritrovamenti vulcenti sono tra i più ricchi del patrimonio di quella civiltà». Ad affermarlo è Alfonsina Russo, Soprintendente per l'Etruria meridionale del Lazio, in merito alla conclusione del microscavo che ha portato al ritrovamento di un corredo funebre intatto in una tomba della fine dell'VIII secolo a.C., sepoltura di una principessa etrusca. Vulci era una megalopoli straordinaria, estesa su oltre 100 ettari, dall'entroterra al mare, abitata da molte migliaia di persone - spiega l'archeologo Carlo Casi, direttore scientifico del Parco archeologico di Vulci - La sua eccezionalità è che nulla è stato più edificato sopra quelle aree. Una vasta campagna di scavi non può quindi che portare a risultati di grande importanza internazionale
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