Roma, nel vuoto gli appelli per Chiara: finirà in ospizio

Roma, nel vuoto gli appelli per Chiara: finirà in ospizio
di Raffaella Troili
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Venerdì 26 Febbraio 2016, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 14:04

Solo ora che Chiara è sulla bocca di tutti, che si lanciano appelli e hashtag si scopre quale solitudine abbia sofferto in questi mesi la famiglia della giovane massacrata di botte dal compagno due anni fa. Tra 20 giorni dovrà lasciare la clinica Santa Lucia, dove ha fatto tanti passi avanti, i medici hanno ripetuto che il posto migliore per continuare la riabilitazione dovrebbe essere una casa e non una struttura, come Villa Iride, sempre d'eccellenza, ma che ospita malati più gravi di lei.


Si scopre pure che una casa l'Ater ce l'avrebbe, anzi ce l'ha, disponibile subito, ma a Casal Monastero, un po' troppo lontana rispetto a quelle che erano state le richieste fatte al Comune dalla famiglia Insidioso (Eur per raggiungere in day hospital il S.Lucia, Prati/Trionfale perché vicina al centro Adelphi). «Ma dentro Roma non c'è una casa per mia figlia? Casal Monastero non è una soluzione per Chiara», si chiede Maurizio Insidioso. Ieri Michele Anzaldi ha presentato un'interrogazione al ministro Alfano affinché intervenga sul prefetto Tronca, «perché la casa è disponibile, me lo confermò a novembre il commissario Ater». Il deputato Pd chiede che «Alfano valuti, se Tronca non desse risposte, se non sia necessario l'intervento del prefetto Gabrielli per requisire una casa».
 
Ma quale? L'Ater ha la disponibilità immediata di tre case a Casal Monastero: nuove, ampie (70 mq), senza barriere architettoniche. Ma le assegnazioni spettano al Comune, che dopo essersi informato, è sparito. O meglio, Marizio Insidioso non spara contro nessuno, ricorda solo che «a giugno venne l'assessore Danese parlò con medici e assistenti sociali, spiegarono la tipologia di casa che serve a Chiara: tra macchinari, sedia a rotelle, alzatore elettrico, letto e mobili ospedalieri, solo la stanza non può essere inferiore ai 40 mq.

E la casa non meno di 100, considerato che oltre alla famiglia dev'esserci un infermiere. Il Comune aveva in mente alcuni alloggi, capisco che non è semplice trovare una casa per un disabile, poi nessuna risposta». A fine anno, all'indomani della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, il caso è tornato in auge. «A dicembre sono stato ricevuto dal vice prefetto Vaccaro, dalle politiche abitative mi hanno detto tutte cose ineccepibili: che con un determinato reddito (1.280 euro al mese come dipendente delle Poste) non ho diritto a nulla, né case comunali, né quelle Erp, né assegno. Hanno ragione, non possono andare contro le regole, per questo ho sempre chiesto un provvedimento ad hoc per Chiara».

LA PROPOSTA
Invece dal Comune arrivò solo una proposta: «Ponte di Nona, 50 mq, in una casa privata, l'affitto a mio carico».
Maurizio è rimasto a fianco di Chiara senza più chiedere niente. «Mi sto occupando quotidianamente della questione, per trovare una soluzione rispondente alle esigenze prospettate dal padre di Chiara», fa sapere Tronca. Una cosa è certa: ora che si avvicina la festa della Donna, Maurizio non vuol più esser coinvolto in nessuna iniziativa per poi tornare nell'anonimato. Basta chiacchiere.