Unioni civili, Renzi all'assemblea Pd: pronti a mettere la fiducia

Matteo Renzi
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Domenica 21 Febbraio 2016, 11:56 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 08:00

Le unioni civili, prima di tutto, su cui apre a un accordo con Ncd. Ma anche l'Europa, con un duro attacco a Monti, e il caso Giulio Regeni. Renzi apre l'assemblea Pd e tocca alcuni tra i temi più caldi dell'attualità italiana. 



UNIONI CIVILI
«Il passaggio sulle unioni civili è numericamente delicato: se è vero che vogliamo trovare un punto di caduta tra noi è altrettanto vero che i numeri al Senato non sono quelli dei giornali: siamo 112 noi, 218 gli altri gruppi. Si fa come vogliamo noi se puntiamo alla minoranza», dice il premier. «La riforma delle unioni civili ci vede in difficoltà e credo che occorra il linguaggio della chiarezza: noi sappiamo che oggi in Italia c'è ancora un po' di paura su questo tema e vorremo dirvi con rispetto: che paura possono fare due persone che si amano, vogliono dei diritti e sono pronti a darvi dei doveri. A me fanno paura quelli che si odiano, non quelli che si amano».

 «Siamo ad un bivio: o auspicare che M5s non abbia la sindrome di Lucy e voti la legge o tentare un accordo di governo con un emendamento su cui sono pronto a mettere la fiducia. Deciderà il gruppo e sono disponibile a partecipare all'assemblea del gruppo da qui a martedì». È la proposta di Matteo Renzi all'assemblea per uscire dall'impasse sulle unioni civili. «Non ci possiamo permettere di frustrare la speranza come con i Dico dieci anni fa, perchè non è più in gioco un patrimonio di diritti ma la credibilità di tutti noi, nessuno escluso».


«Sappiamo che c'è un tentativo chiaro di riaprire la discussione sulle unioni civili e non approvare la legge neanche nel corso del prossimo anno. Siamo pronti a utilizzare tutti gli strumenti normativi e regolamentari per impedirlo, con la stessa tenacia della legge elettorale, riforma Pa, lavoro», continua. «Visto com'era la situazione, abbiamo deciso di fare l'accordo con Grillo e i Cinque stelle. Basta farci del male: non ci saremmo mai perdonati di fare quel tentativo. Capisco la sindrome Lucy e Charlie Brown, quella di staccarsi dal padrone all'ultimo minuto. Ma loro hanno l'obiettivo fare il male del Pd, noi abbiamo l'obiettivo di fare il bene dell'Italia. Il sindaco di Livorno ha detto che il Pd deve morire, noi che l'Italia deve vivere».

Poi Renzi non risparmia un affondo alla grillina Paola Taverna: «'Aho a Roma ce fanno il complotto, ce vogliono fa vincere', ha detto una delle senatrici più importanti dei Cinque stelle. È vero che siamo la generazione Aldo Biscardi, il complotto o 'gomblotto' come regola di vita, ma che tu dica che te lo fanno per farti vincere è la summa di come non si dovrebbe stare dentro la politica».

IL PD
«A chi immagina sui singoli provvedimenti, vedi i diritti civili o prima le riforme istituzionali, che quando si arriva al momento decisivo si ricatta, sia chi ha condiviso una storia con me sia chi non l'ha condivisa, dico quattro lettere: "Ciao". Non si può pensare di fare del Pd il partito in cui si sta solo quando si condivide tutto, si fa uno sforzo di mediazione. Non è pensabile minacciare 'o così o me ne vado'».

«Si è tanto discusso di partito della nazione. È un tentativo strumentale e anche un pò banale di cambiare argomento. Al Senato non abbiamo i numeri e senza un alleanza non andiamo avanti. Nessuno di noi ha mai pensato ad un partito indistinto, alla marmellata. Per me il vero Partito della Nazione non è tutti insieme indistintamente ma il Pd che fa il Pd e non è un insieme di correnti e egoismi».

«Non è possibile che al Pd si iscrivano in blocco 400 persone con una carta di credito. Non è giusto, non è lecito, non è legittimo. Il partito non si deve scalare con le tessere ma con le idee. Siamo l'unico partito a avere un bel confronto dialettico tra maggioranza e opposizione - qualcuno dice troppo, io dico che non è mai troppo - ma sul territorio dobbiamo avere la forza di essere dinamici e non accettare operazioni discutibili».


«La comunicazione non è il pallino del segretario pro tempore - continua - ma è la soluzione per non rosicare, non perdere, non perdersi. Io da solo non ce la faccio. Ci sono due alternative: una discussione tra correnti su come andiamo alle elezioni. Ma amici del Pd impariamo dalle nostre cicatrici: quando ci siamo ridotti a parlare di noi e solo di noi abbiamo perso la strada. Dobbiamo parlare al Paese con il tam tam e il porta a porta perché il Pd possa essere l'ancora di speranza del nostro Paese». 

La minoranza dem, però, fa subito sapere di condividere la proposta di Renzi sulle unioni civili: «Sarà giustissimo rispettare il dibattito dei senatori. Nel 2013 si è fatto un congresso, vinto da Renzi, in cui la posizione era unioni civili e stepchild così come nel programma con cui Bersani si presentò alle elezioni. Se accordo di governo significa rinunciare alla stepchild io sono contrario, dobbiamo difendere le nostre idee, il nostro punto di vista e confrontarci nel dibattito parlamentare», dice Roberto Speranza.


LA DESTRA
«Nell'assemblea di Milano a luglio in piena Expo lanciammo una provocazione sulle tasse, dicemmo che abbassarle è un qualcosa di sinistra. In Italia se cerchiamo un qualsiasi istituto di sondaggi vediamo che la parola destra è associata ad abbassamento delle tasse, sinistra all'innalzamento delle tasse. Ma è vero il contrario: in Italia il partito delle tasse è la destra, il partito che ha abbassato le tasse è il Pd», dice il premier. «Ci dicono che non abbiamo fatto spending review - continua -. Vi dico solo che Cottarelli aveva proposto 20 mld di tagli, noi ne abbiamo fatti 25. E se tagli 25 miliardi di spesa pubblica è pacifico che il Pil non cresce a sufficienza perchè parte viene dalla spesa pubblica».


EUROPA
«Oggi la realtà dice che l'Europa è ferma, ha bisogno di essere rimessa in moto e anche dal punto di vista economico ha bisogno di una strategia non semplicemente incentrata sugli egoismi di qualche paese dominante che non riesce ad avere una strategia valida per tutti», prosegue Renzi passando al tema Europa. «La flessibilità chiesta a Juncker non era un contentino all'Italia ma serviva cambiare la politica economica, dell'immigrazione, ma soprattutto ad avere la consapevolezza che di fronte a un tempo come quello che viviamo o si ha il coraggio di tornare a pensare in profondità e in grande o l'Europa diventerà un fastidioso giochino burocratico».

«A chi dice che Renzi usa l'Ue per il consenso immediato rispondo che non ho mai sentito frase più allucinante di questa perché è un tema che non si presta a risultati e al consenso immediato sia da punto di vista esterno, cioè di correggere la rotta, sia interno per cambiare il dibattito dentro il nostro paese». 


ATTACCO A MONTI
Poi l'attacco all'ex premeir Mario Monti dopo il confronto in Senato: «In una certa fase era giusto intervenire in modo strong ma non possiamo pensare che ci sia chi fa la lezioncina senza rendersi conto che è in ballo la partita del nostro futuro e dei nostri figli.

Noi abbiamo fatto il jobs act e non gli esodati, l'Expo e non i marò, abbiamo tagliato allo Stato Centrale e non ai Comuni, abbiamo scelto la crescita e non l'austerity, portato flessibilità per 16 mld a chi sosteneva il fiscal compact. Noi siamo la politica e non la tecnica e dobbiamo essere orgogliosi». 

Poi Renzi si rivolge implicitamente anche a Sinistra Italiana: «C'è una distanza siderale tra noi e una presunta classe dirigente che per decenni ha fatto la morale alla politica per apparire cool all'ora dell'aperitivo o del brunch. Non siamo dalla parte degli illuminati aristocratici con molti veti e pochi voti che ci fanno la morale ma hanno dimostrato che non sempre con loro le cose vanno dalla direzione giusta. Fuori dai loro pregiudizi c'è un'Italia delle persone semplici che non meritano certi pregiudizi».

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