Renzi in Senato alla vigilia del vertice Ue: Brexit da evitare. Europa comunità o contratto?

Matteo Renzi
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Mercoledì 17 Febbraio 2016, 16:02 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 16:02

«Bisogna vincere la nostra sudditanza psicologica verso l'Europa». Parla alla politica italiana, Matteo Renzi. A chi, come l'ex premier Mario Monti, nell'Aula del Senato lo invita a non «denigrare» Bruxelles e a rispettare le regole di bilancio europee. «Non accetto lezioni», replica il premier. E nelle usuali comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, ribadisce una linea d'attacco in Ue. Perchè «l'Italia sta facendo i compiti, l'Europa non ancora. E dirlo non è lesa maestà».

Non è con fare «da Gianburrasca» ma «a testa alta» che questo governo, rivendica Renzi, si presenta in Ue a dire la sua su ogni dossier, «come gli altri Paesi già fanno» e come in passato il nostro Paese non ha fatto abbastanza. Perciò, dopo il braccio di ferro con la Germania sui fondi per i migranti alla Turchia (il problema «non si risolve con gli oboli»), il premier annuncia fin d'ora il «veto» dell'Italia su «un tetto alla presenza di titoli di stato nel portafoglio delle banche». E non si dice neanche contrario a una «indagine» sul surplus commerciale tedesco («Ma è la Commissione a decidere, non noi»). Nessuna sudditanza psicologica verso la Germania, tant'è che Renzi ribadisce che il problema «enorme» in Ue non è il salvataggio di quattro banche fatto dal governo italiano, ma «l'eccesso di titoli tossici nella pancia» di molti istituti europei, con una crisi che investe «la prima e la seconda banca tedesca». Di fronte a questo scenario, prima di parlare della proposta franco-tedesca di superministro dell'economia, bisogna «decidere - afferma il premier - la direzione economica». Non sono questi i temi sul tavolo del Consiglio che si apre domani. Si parlerà della «Brexit», del referendum che potrebbe segnare l'addio degli inglesi all'Ue, e sarebbe «una sconfitta» per tutti. E si parlerà del tema migranti, sul quale secondo l'Italia serve una risposta unitaria, europea, mentre oggi certi leader Ue vanno «a zig zag».

Ma i due temi, sostiene il premier, non sono altro che un sintomo di una malattia più vasta.
E un unico «fil rouge» lega tutti i dossier europei, dalle banche, alla flessibilità, ai rifugiati: «Se l'Europa tornerà a essere comunità o sarà solo un contratto. Se sarà di ponti più che di conti, di ideali più che decimali, di visione e non divisione». Il presidente del Consiglio, che in serata sui temi europei ha un colloquio al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, spiega alle Camere che il suo governo sta provando a ribaltare innanzitutto la prospettiva in Europa. E affermare, a partire dai temi economici, che «la flessibilità non è una richiesta italiana ma l'unico modo per affrontare la realtà». Su questa linea Renzi punta a convogliare innanzitutto i colleghi del Pse e martedì prossimo vedrà perciò lo spagnolo Pedro Sanchez. Ma domani dovrebbe ancora una volta disertare il «rito» del pre-vertice dei socialisti a Bruxelles. In Parlamento le mozioni in vista del Consiglio europeo vengono approvate ma i toni si fanno a tratti assai aspri e Sinistra italiana alla Camera protesta perchè Renzi va via prima della fine del dibattito. Mentre al Senato va in scena un inedito scontro con l'ex premier Mario Monti. Il senatore a vita rimprovera a Renzi di non aver ottenuto quanto Andreotti e Craxi nel semestre di presidenza italiana, lo invita a rispettare le regole di bilancio e a posare «clava e scalpello». Ma il leader del Pd risponde a muso duro: senza la flessibilità ottenuta «da Padoan», l'economia italiana sarebbe «morta», a causa di regole europee «devastanti», sostenute anche dal governo Monti. L'Italia, sottolinea Renzi, non «batte i pugni» in Ue per «ottenere un decimale in più» di flessibilità, perchè quel decimale le spetta: «Le regole le rispettiamo, su questo non accetto lezioni».
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