Etruria, giallo su fuga di 288 milioni:
si ipotizza il reato di bancarotta

Etruria, giallo su fuga di 288 milioni: si ipotizza il reato di bancarotta
di Valentina Errante
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Mercoledì 3 Febbraio 2016, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 09:02
La somma l’ha fatta il commissario liquidatore dell’ex Bpel, Giuseppe Santoni: 288 milioni di euro. E’ la cifra che i correntisti hanno ritirato dai depositi dell’ex Banca Etruria tra l’inizio di ottobre e il 18 novembre, la vigilia del bail-in, il decreto del governo che ha ”salvato” le quattro popolari (CariFerrara, Banca Marche, Popolare dell'Etruria e CariChieti) azzerando il valore di obbligazioni subordinate e azioni.

E adesso la procura di Arezzo vuole identificare i titolari di quei conti che con i prelievi a sei zeri hanno ulteriormente impoverito la banca, per stabilire se avessero ricevuto informazioni privilegiate sul destino dell’istituto. Lunedì il Tribunale sarà chiamato a decidere sullo stato di insolvenza dell’ex popolare: 1 miliardo e 170milioni di euro il buco accertato. L’esito sembra scontato e, di conseguenza, anche la direzione dell’inchiesta che, dopo una dichiarazione di insolvenza, ipotizzerebbe quasi d’ufficio il reato di bancarotta. Forse anche preferenziale, a giudicare dagli episodi che hanno preceduto la decisione del governo. 

CONTI SVUOTATI
«La situazione di liquidità - si legge nel ricorso depositato da Santoni lo scorso 28 dicembre - si presenta assai critica, atteso che, secondo quanto emerge dalle informazioni dei commissari straordinari, le riserve liquide sono inadeguate, per effetto dei deflussi dei fondi che hanno interessato la banca. In particolare, il saldo netto alla data del 18 novembre (335 milioni di euro, il 4,6% del totale attivo) è diminuito di 288 milioni da inizio ottobre. La situazione è fortemente aggravata dall’elevato grado di concentrazione della raccolta, che espone la banca al rischio del ritiro dei depositi anche di singoli depositanti (i primi 16 clienti detengono circa il 9%)».

 
Il 22 novembre, quando il governo firma il decreto, i soldi sono defluiti mettendo ancora più a rischio la situazione della banca già sull’orlo del default. E’ in vista della dichiarazione di insolvenza, e quindi di un’ipotesi investigativa di bancarotta, che Rossi vuole individuare i correntisti fuggiti per stabilire se i depositi svuotati siano riconducibili ai vertici dell’ex Popolare o a persone loro vicine. 

L’INSOLVENZA
Per Santoni «non può esservi dubbio» che la banca versi «in un inequivocabile e irreversibile stato di insolvenza». Il liquidatore spiega: «Sulla base della situazione contabile al 30 settembre 2015, redatta dai commissari straordinari, risulta un patrimonio sostanzialmente azzerato (pari ad appena 22,5 milioni di euro) a seguito di perdite patrimoniali di eccezionale gravità; anche la valutazione della fase uno ha confermato la definitiva compromissione della situazione tecnica evidenziando, in presenza di attività inferiori alle passività, un deficit patrimoniale pari a euro 1,1 miliardi». 

E Santoni traccia il quadro dopo il decreto e i provvedimenti assunti da Bankitalia «in seno alla risoluzione di abbattimento o di riduzione delle poste e tenuto conto del debito residuo emerso in occasione della cessione dell’azienda alla Nuova Etruria. [...]Riepilogando: a seguito delle perdite, che ammontano complessivamente a circa 1.170 milioni, e nonostante le necessarie misure adottate dall’autorità di vigilanza per provvedere alla loro copertura, che hanno azzerato le riserve, il capitale sociale, le obbligazioni computabili nei fondi propri della banca, residuavano alla data di avvio della procedura di risoluzione (22 novembre) e residuano tutt’ora, al momento dell’aperura della procedura di liquidazione coatta amministrativa, ancora 305 milioni di debito privo di ogni copertura. Insomma, il dissesto di Banca Etruria è superiore al miliardo di euro». 
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