Usa, Hillary e Trump in testa: via alle primarie show

Donald Trump
di Anna Guaita
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Sabato 30 Gennaio 2016, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 12:32

Doveva essere una delle più scontate campagne presidenziali dei tempi moderni. Si è rivelata la più imprevedibile. Tutto sembrava pronto per uno scontro "dinastico" fra la moglie di un ex presidente e il fratello e figlio di due presidenti: Hillary Clinton contro Jeb Bush. Ma dopo mesi di colpi di scena, niente sta andando come previsto. A un giorno dal primo voto, nei Caucus dell'Iowa, i due partiti si trovano completamente spiazzati, sfidati da candidati anti-establishment. Jeb Bush naviga nelle posizioni più basse della truppa dei candidati repubblicani, mentre lo showman newyorchese Donald Trump ammalia le folle e domina nei sondaggi. E in casa democratica la ex-favoritissima Hillary Clinton deve guardarsi il fianco sinistro, da dove il senatore del Vermont Bernie Sanders minaccia di infliggerle dolorose sconfitte.

POSIZIONI DIVERSE
Non è corretto però sostenere che i due partiti siano esattamente nella stessa situazione. E' vero che l'establishment è stato colto di sorpresa ed è nervoso in tutte e due le formazioni. Ma nel GOP si respira vero e proprio panico mentre nel partito dell'asinello il panico non è ancora scoppiato e probabilmente non scoppierà. Per i repubblicani infatti si prospetta come probabile lo scenario di una vittoria netta di Trump nelle prime tre primarie importanti (Iowa questo lunedì, New Hampshire il 9 febbraio, e la Carolina del sud il 27). Il businessman newyorchese è visto con paura dalla parte più tradizionalista del partito, non solo per le sue posizioni estremiste che potrebbero alienare il voto dei moderati alle presidenziali di novembre, ma anche per la sua tendenza a improvvisare, rifiutare i consigli del partito, attaccare i rivali in modo spesso volgare. La decisione di boicottare l'ultimo dibattito prima del voto dell'Iowa è un esempio del suo atteggiamento di continua sfida.
 
LA POLEMICA
Perfino il canale di notizie Fox, di posizioni conservatrici, si è rifiutato di accettare le condizioni che Trump voleva imporre. E lui per ripicca ha tenuto una serata di raccolta fondi per i veterani, in contemporanea con il dibattito. Ma questo ha dato ai suoi rivali un po' più di ossigeno, che aprirebbe la porta ad altri due scenari. Uno - altrettanto sgradito - sarebbe se Trump venisse sconfitto in una delle prime tre primarie dal senatore texano Ted Cruz, un conservatore vicino agli evangelici e al Tea Party, che qualcuno considera un candidato anche più destabilizzante. Allora la campagna continuerebbe a spostarsi a destra, trascinandosi per vari mesi, sporcata da una diatriba dai toni aggressivi.

GLI ALTRI
In fondo tutti sperano che si registrino dei buoni piazzamenti di altri candidati, in particolare Marco Rubio, 44enne senatore della Florida e il 63enne John Kasich, governatore dell'Ohio. Sia Rubio che Kasich sono solidi conservatori, ma hanno anche un elemento di pragmatismo, e nel passato nella loro carriera si sono rivelati capaci di compromessi moderati. Un loro buon piazzamento potrebbe spingere la base repubblicana degli altri Stati a distanziarsi dall'estremismo di Trump e Cruz, e ad accostarsi a una visione più centrista, l'unica - come la storia di questo Paese insegna - che abbia speranza di vincere al voto nazionale di novembre.

LA SINISTRA
Specularmente, qualcosa di simile può avvenire in casa democratica, anche se i più astuti esperti di sondaggi (ad esempio il mitico Nate Silver) continuano a insistere che l'ondata di popolarità del senatore Sanders è destinata a scemare man mano che si va avanti nelle primarie. Sanders sfida Hillary da sinistra, la accusa di essere una marionetta nelle mani di Wall Street, e propone "una rivoluzione socialista". Il programma di Sanders attrae in particolar modo i giovani, i cosiddetti Millennials, che hanno fra i 18 e i 34 anni, ma gode di scarso supporto nelle fasce più anziane. Inoltre Sanders non convince le minoranze afro-americane e latino-americane. In questo primo mese dunque Sanders si è avvicinato a Hillary nell'Iowa e l'ha superata nel New Hampshire, ma non è riuscito a scalfirla nella Carolina del sud: i suoi successi cioé per ora riguardano due Stati bianchi, dove la base democratica è più liberal e più giovane. Bisogna vedere se procedendo verso Stati con forti percentuali delle due minoranze, con elettori più adulti e più moderati, la sua "rivoluzione socialista" potrà continuare a fare proseliti.

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