Statue coperte, scoppia la polemica. Ira di Renzi: eccesso di zelo

Statue coperte, scoppia la polemica. Ira di Renzi: eccesso di zelo
di Marco Ventura
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Mercoledì 27 Gennaio 2016, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 11:53

Fonti di Palazzo Chigi confermano. Dietro i pannelli di compensato bianco che hanno coperto la vista delle statue di Veneri nude al Campidoglio dove Matteo Renzi ha incontrato il presidente iraniano, Rohani, c'è la decisione del cerimoniale del governo che ha scelto di «rispettare» la sensibilità dell'illustre ospite.

Ci sarebbe stata inoltre anche un'attenzione particolare per la tutela delle opere nel passaggio di tante persone per la cerimonia che si è tenuta nella Sala Esedra dei Musei capitolini. Qui, il palco di Rohani è stato spostato di fianco al cavallo di Marco Aurelio invece che davanti come previsto, per evitare la contiguità coi genitali bronzei dell'equino.

Un «eccesso di zelo» del cerimoniale che non è stato affatto «apprezzato» dal premier Renzi, dal quale trapela una certa irritazione soprattutto perché ben altri erano i contenuti della visita del leader iraniano. Un evento che archivia quasi vent'anni di difficoltà nei rapporti tra due Paesi legati da un'antica amicizia, mentre ora la ripresa del dialogo significa affari per miliardi di euro con la firma nella Sala dell'Esedra di vari accordi economici e commerciali.

I MEDIA STRANIERI
Ma la censura delle opere d'arte, la chiusura alla vista di intere sale, e la trattativa sulla collocazione del palco di Rohani rispetto al Marc'Aurelio, hanno tenuto banco ieri sui media internazionali. Dalla BBC al Guardian, dal Figaro a Newsweek e al Daily Telegraph, le testate anglosassoni e francesi hanno ironizzato sulla decisione di mascherare le statue osé, così come su quella di bandire dai banchetti ufficiali qualsiasi bevanda alcolica, incluso il vino. Una limitazione che il cerimoniale del presidente Hollande aveva respinto lo scorso novembre in previsione della visita di Rohani, poi saltata per le stragi, affrontando le conseguenze e il degrado dell'incontro a mero round di «colloqui».

Al Campidoglio, non solo i pannelli bianchi hanno oscurato la famosa (e sensuale) Venere Capitiolina, copia romana dell'originale del maestro degli scultori classici Prassitele, ma anche il violento Ratto delle Sabine nella sala Pietro da Cortona e il Dioniso degli Horti Lamiani e un'altra Venere, l'Esquilina, e un paio di gruppi monumentali: un leone che azzanna un cavallo e uno con fanciulle. Il caso intanto diventa politico. Le opposizioni vanno all'attacco, da Sel a Forza Italia e alla Lega. «Roba da matti», tuona Matteo Salvini. Altro che «rispetto».

ATTACCO ALLA CULTURA
«Coprire le nostre opere è rinnegare la nostra cultura», attacca il presidente della Liguria, l'azzurro Giovanni Toti. E Gianluca Peciola, di Sel, lancia una petizione per chiedere a Renzi «spiegazioni immediate», mentre Pippo Civati lamenta il «provincialismo» italiano e per il critico d'arte Vittorio Sgarbi censurare le statue “è da capre ignoranti, gli iraniani hanno una grande cultura, avranno pensato che c'erano lavori in corso”. Protestano pure le senatrici del Pd Stefania Pezzopane e Valeria Cardinali: «Questo va oltre l'accoglienza».

Daniele Capezzone di Forza Italia denuncia gli «inchini imbarazzanti» e Giorga Meloni, leader di Fratelli d'Italia, la «indecente sudditanza». Il Guardian ironizza: «Roma evita al presidente iraniano di arrossire», e ricorda che quando in ottobre Renzi ricevette a Firenze il principe ereditario di Abu Dhabi, «vennero nascoste alcune statue in esposizione dell'artista americano Jeff Koons, ma il Davide di Donatello rimase scoperto».

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