Riforme, il Senato approva il ddl. Renzi: «Con il referendum vedremo da che parte sta il popolo»

Il premier Matteo Renzi in Senato
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Mercoledì 20 Gennaio 2016, 18:15 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 08:31

Il Senato ha approvato il ddl con le riforme costituzionali con 180 sì, 112 no e 1 astenuto. La parola passa alla Camera per l'approvazione definitiva.

«Il gesto» di acconsentire «con un voto a maggioranza assoluta» al superamento del Senato «non ha eguali non nella storia italiana, ma in quella della storia Ue». Lo ha affermato il premier Matteo Renzi in Aula al Senato rivolgendosi ai senatori prima del voto finale al ddl riforme.
«Due anni fa l'obiettivo era talmente impegnativo da sembrare irrealistico: mettere in cantiere e realizzare a passo di carica le riforme promesse ai cittadini italiani e attese dall'Europa. Era un programma considerato ambizioso dagli amici, temerario dagli alleati e impossibile dagli avversari, ma ciò accadeva neanche 24 anni fa», ha detto ancora Renzi, difendendo l'azione del governo da quando è nato nel febbraio 2014, «L'Italia non va bene, ma meglio perchè in due anni la politica ha dimostrato che credendoci si possono fare le cose. Dopo anni di ubriacatura di acronomi tecnici, di subalternità della politica rispetto a fenomeni economici e finanziari, anni di qualunquismo, la politica ha ripreso il suo posto».

«Si può essere d'accordo o meno con la riforma ma il Paese vi deve una gratitudine istituzionale a cui devo aggiungere la mia. Due anni fa presi la parola qui per presentare un governo molto snello, il secondo più snello nella storia repubblicana, con la maggiore presenza di donne e l'età più bassa: io stesso non avevo l'età per sedere in Senato», ha ricordato il premier, che poi ha ringraziato quanti hanno sostenuto le riforme, e in particolare il ministro Boschi «Per la straordinaria tenacia e determinazione che ha mostrato». Ringraziamenti anche per il presidente emericto della Repubblica Giorgio Napolitano: «Se non ci fosse stato il suo discorso nell'aprile 2013 non ci sarebbe questa riforma e non sarebbe in piedi questa legislatura».

Poi Renzi ha sottolineato: «Noi non tocchiamo il sistema di pesi e contrappesi previsti dalla Costituzione, non si incide sul ruolo della Presidenza della Repubblica come definito dai padri costituenti. Questa riforma rende meno ingessato il sistema parlamentare».

«In questi anni, cari senatori che avete votato questa riforma, vi hanno urlato dietro: fate le riforme al chiuso delle stanze ma il popolo non è con voi. Bene, andiamo a vedere da che parte sta il popolo su questa riforma. Vediamo se i cittadini la pensano come coloro i quali scommettono sul fallimento o su chi scommette sul futuro dell'Italia. Ripeto qui: se perdessi il referendum considererei conclusa la mia esperienza perchè credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica», ha detto Renzi, parlando del referendum confermativo.

Poi il premier ha ricordato: «In due anni non riesco a contare il numero delle volte in cui vi abbiamo chiesto la fiducia, in questo forse abbiamo esercitato un record non positivissimo» ma «la cosa bella è che non ce l'avete mai negata».

«Sfatiamo la favola che si è raccontata: non sono i fattori esterni a far ripartire l'Italia ma il fatto che finalmente si è rimesso in moto il meccanismo delle riforme. L'Italia riparte se si rimettono in moto i consumi interni e la fiducia della gente», ha detto ancora Renzi, «Eravamo improvvisamente diventati la Cenerentola della crescita e il fanalino di coda perchè abbiamo rinunciato a considerare i nostri punti di forza».

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