Trivelle, la Consulta dice sì al referendum proposto dalle Regioni

Trivelle, la Consulta dice sì al referendum proposto dalle Regioni
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Martedì 19 Gennaio 2016, 15:36 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 16:25

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle: il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. A proporlo sono nove Consigli regionali. Questo stesso quesito era già stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione.

I quesiti referendari proposti erano in tutto sei. In un primo tempo l'Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione li aveva accolti tutti. Ma il governo ha introdotto una serie di norme nella legge di Stabilità che hanno messo mano alla materia, ribadendo il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia mare. La Cassazione ha dovuto quindi nuovamente valutare i referendum e a quel punto ne ha ritenuto ammissibile solo uno, il sesto: il quesito riguarda nello specifico la norma che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la «durata della vita utile del giacimento». Oggi c'è stato l'esame della Corte Costituzionale, che pure ha ritenuto ammissibile solo questo referendum, per l'abrogazione della norma. In un primo tempo le Regioni promotrici erano dieci, ma nei giorni scorsi l'Abruzzo ha scelto una diversa strategia e ha abbandonato la campagna referendaria.


Le Regioni, dunque, cantano vittoria. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, Pd, annuncia che «la campagna referendaria inizia da subito» e dice al premier Renzi che «dev'essere contento perchè quando il popolo irrompe sulla scena della democrazia, chi è iscritto al Pd dev'essere contento per definizione». Il presidente leghista del Veneto, Luca Zaia, dichiara che ora «i cittadini potranno dire no a una sciagura». Dalla Basilicata, capofila delle regioni referendarie, il presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, Pd, parla di «importante passo avanti» e «vittoria degli enti locali a difesa dei principi costituzionali e dei diritti dei cittadini».

Si apre un altro fronte per il governo, dopo la decisione della Corte Costituzionale di dichiarare ammissibile il referendum anti-trivelle sulla durata delle licenze: o esecutivo e parlamento metteranno mano alla materia - spiega l'avvocato Stelio Mangiameli, che ha rappresentato le istanze delle nove Regioni promotrici - oppure la consultazione referendaria ha ormai la strada spianata. Il governo, da parte sua, fa filtrare la propria posizione: chiunque vinca il referendum, non ci sarà alcuna nuova trivellazione. Smentite, per ora, indiscrezioni secondo cui sarebbe allo studio un provvedimento ad hoc sulla durata delle concessioni di estrazioni già esistenti. Il governo era già corso ai ripari dopo che le proposte di referendum, in tutto 6, avevano avuto l'imprimatur della Cassazione; e con la legge di Stabilità aveva rimesso mano alle norme sulle trivelle contenute nello Sblocca Italia, recependo molte delle richieste avanzate dai referendari. Infatti i quesiti sono dovuti tornare sotto la lente della Cassazione che l'8 gennaio, alla luce delle modifiche normative apportate, ne ha dichiarato ammissibile uno solo: quello sulla misura che stabilisce che le concessioni petrolifere già rilasciate durino fino a esaurimento dei giacimenti, traducendosi un prolungamento sine die. Oggi è stata la volta della Corte Costituzionale, che ha dichiarato ammissibile questo referendum e improcedibili gli altri cinque già rigettati dalla Cassazione. Ma il referendum 'sopravvissutò riguarda un tassello centrale.

Non solo. Sei Regioni si preparano a proporre alla Corte Costituzionale un conflitto d'attribuzione nei confronti della Cassazione per la 'bocciaturà di due referendum: quello sul piano aree delle attività estrattive, su cui i governi regionali vogliono avere voce in capitolo; e quello sulla durata dei titoli, con l'obiettivo di eliminare le proroghe e sostituirle con le gare. Il costituzionalista Enzo Di Salvatore, vicino ai No-Triv, traduce il risultato in termini calcistici: «Al momento il fronte referendario è sul 4-2 con Renzi». Il governo, aggiunge, non è riuscito nell'intento di «far saltare i referendum per non sovrapporli alle amministrative». E, «se passa il conflitto sul ripristino del Piano Area, a quel punto abbiamo messo una bella ipoteca sullo stop alle trivelle in mare Adriatico per sempre».

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