Yara, caccia alle sim segrete di Bossetti. Sotto la lente il furgone del presunto killer

Massimo Giuseppe Bossetti e il suo furgone
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Mercoledì 2 Luglio 2014, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 3 Luglio, 11:23

Dal nostro inviato Claudia Guasco

BERGAMO Massimo Giuseppe Bossetti che chiama la madre da Chignolo d’Isola, il giorno in cui viene ritrovata Yara. E ancora: il telefono di Bossetti che aggancia la cella di Brembate nei suoi frequenti passaggi di fronte alla palestra o quella di Chignolo quando viene ingiustamente fermato il marocchino Fikri. Proprio sui cellulari del muratore di Mapello si stanno concentrando gli investigatori, a caccia di schede sim intestate a suo nome.

DIECI CELLULARI

Quando il giorno dopo il fermo la casa dell’artigiano è stata perquisita, i carabinieri se ne sono andati con un bottino interessante. Un tablet, due computer e dieci telefonini, tra cui uno smart phone. Cellulari, si scopre ora, tutti perfettamente funzionanti. Ma da chi venivano usati? A Marita Comi risultano intestate due utenze, una a Bossetti. Le schede trovate dagli investigatori però sono cinque e ciò che stanno verificando è se il muratore usasse più sim. O se in passato abbia avuto altre schede, delle quali potrebbe essersi sbarazzato.

Con il traffico telefonico e gli agganci alle celle dell’artigiano di Mapello l’accusa intende ricostruire i suoi spostamenti di quel 26 novembre 2010, quando Yara scomparve all’uscita della palestra, ma anche dei mesi precedenti, quando l’uomo potrebbe avere avvicinato la ragazzina. Intanto gli esperti informatici hanno iniziato a esaminare i due pc di casa Bossetti: fotografie, siti frequentati da Bossetti, acquisti on line, ogni contenuto verrà analizzato. Lui, rinchiuso nel carcere di Bergamo, ripete che la caccia degli investigatori si rivelerà vana: «Cerchino pure, nei computer e nei telefoni non troveranno niente. Sono innocente, io non c’entro nulla». Altro fronte dell’inchiesta è quello dei veicoli sequestrati a Bossetti, l’auto Volvo V40 e il furgone cassonato Iveco Daily ripreso più volte dalle telecamere in giro per Brembate. L’ultima volta proprio la sera in cui svanì Yara, a poche centinaia di metri dalla villetta dei Gambirasio.

IL LUMINOL

La prima giornata di analisi da parte dei Ris non ha mostrato tracce evidenti, ma il lavoro continua: gli inquirenti ritengono di poter rilevare all’interno dei mezzi eventuali tracce riconducibili alla ginnasta e per questo il pm Letizia Ruggeri ha disposto gli «accertamenti tecnici non ripetibili». Per farlo si stanno utilizzando strumenti come la «crimescope», lampada per l’individuazione di tracce biologiche, e il «luminol», sostanza in grado di scovare particelle di sangue anche a distanza di diversi anni. Così, ad esempio, fu incastrato Ferdinando Carretta, che nell’89 uccise i genitori e il fratello. «Non possiamo permetterci di perdere ogni minima traccia che possa rafforzare il quadro probatorio. Nei prossimi giorni le analisi proseguiranno e gli esiti verranno comunicati alle parti. È un accertamento doveroso», afferma il genetista Giorgio Portera, consulente dei Gambirasio. «Non è escluso che anche dopo quattro anni si possano trovare tracce in grado di parlarci ancora del caso».

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