Giunse a Roma verso la fine del 1508 su chiamata del pontefice Giulio II che aveva messo in atto una straordinaria opera di rinnovo urbanistico e artistico della città in generale e del Vaticano in particolare.
Sulla sua tomba, c'è questo epitaffio scritto da Pietro Bembo: «Qui giace Raffaello, dai quale la natura temette mentre era vivo di essere vinta; ma ora che è morto teme di morire».