Polverini, lo scandalo di San Saba:
“Una casa popolare a 130 euro al mese”

La Polverini, presidente della Regione Lazio
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Venerdì 18 Marzo 2011, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 22:12
ROMA - La famiglia della presidente Renata Polverini, scrive il settimanale l'Espresso, usufruisce di una casa Ater, senza averne titolo. Sul settimanale appare un articolo corredato da documentazione anagrafica, stando al quale la presidente avrebbe abitato dal 1989 al 2004 in una casa dell'Ater in Via Bramante, all'Aventino. Negli appartamenti vicini gli inquilini pagherebbero 130 euro al mese. Al settimanale risulta inoltre che il marito della governatrice, Massimo Cavicchioli, risieda ancora nell'immobile, descritto come composto da quattro vani più bagno e cucina. Il settimanale ricostruisce la storia delle proprietà immobiliari di Renata Polverini, sottolineando come in più di un caso esse sarebbero state acquistate a prezzi estremamente convenienti.



«L'appartamento si trova a San Saba ed a poche centinaia di metri dalla casa della Presidente - attacca il consigliere Pd Enzo Foschi - In base a quanto scritto nel servizio la casa popolare è abitata solo dal marito della Polverini. La pigione tipo pagata da quasi tutti gli inquilini dei circa cento appartamenti che costituiscono il complesso è di 130 euro al mese. Considerando i redditi della Presidente, anche negli anni precedenti alla sua nomina, non si capisce a che titolo la sua famiglia occupi l'appartamento delle case popolari di Roma da oltre 15 anni».



«Quanto racconta L'Espresso con tanto di documenti allegati è di una gravità assoluta - continua Foschi - Spero vivamente che la Presidente sia in grado di chiarire tutta la vicenda in brevissimo tempo e di smentire punto per punto quanto scritto dal settimanale e spero anche che l'assessore Buontempo attivi subito la Commissione d'inchiesta che ha istituito proprio ieri per fare luce su tutta questa storia che se confermata, getterebbe discredito, non tanto sulle persone, quanto sull'istituzione. Domani per facilitare il suo lavoro, presenterò una interrogazione urgente per conoscere quali iniziative si intendono prendere ed entro quanto tempo, per fornire ai cittadine le giuste e necessarie spiegazioni».



La Regione Lazio: nessun favoritismo. «In merito alle presunte notizie apparse sul settimanale L'Espresso è utile anzitutto chiarire che l'appartamento, posto al quarto piano senza ascensore, con una metratura di circa 60 metri quadri, senza balconi, è stato assegnato, nei primi anni del '900, a Cesare Berardi, padre di Pierina Berardi, mamma di Massimo Cavicchioli, consorte della presidente della Regione Lazio, Renata Polverini - si legge in una nota della Regione Lazio - Negli anni '70 la nonna paterna di Massimo Cavicchioli, Clementina Baratti, è subentrata legittimamente nell'appartamento in forza del principio della necessaria tutela dei nipoti Massimo Cavicchioli e di sua sorella, nel frattempo rimasti orfani di entrambi i genitori. Nell'appartamento, dunque, è sempre vissuta la famiglia di Massimo Cavicchioli, il quale nasce e vive da sempre nell'immobile. Tali circostanze - aggiunge la nota - sono sempre state riportate in tutti i censimenti effettuati dallo Iacp prima e dall'Ater poi, senza mai occultare nessuna notizia o stato di fatto. È evidente allora come non si tratta di un affitto alla presidente della Regione nè tantomeno di favore, ma di una questione che riguarda esclusivamente il marito, che tutelerà in ogni sede i suoi diritti e il suo diritto alla riservatezza, non trattandosi di persona con incarichi o interessi pubblici. Tantomeno, nella vicenda, esiste alcun disegno speculativo, in considerazione del fatto che l'immobile in questione, come tutto il complesso al quale appartiene, non è stato mai inserito in alcun piano di vendita, per complesse questioni di carattere giuridico-urbanistico mai risolte. Ovviamente il canone, regolarmente pagato, non ammonta a 130 euro, come l'articolo fa intendere in maniera subdola, ma a circa il triplo».



«Peccato che la notizia non sia nuova - commenta Renata Polverini - visto che della mia vita si sa tutto e che non è neppure uno scandalo, considerato che mio marito abita in quella casa, al quarto piano senza ascensore, da quando è nato. Sono però sconcertata e preoccupata per l'attenzione morbosa e maleducata che mi è stata riservata in questa circostanza, visto che nell'articolo si è voluto indicare puntigliosamente non solo l'indirizzo ma anche il numero civico. Mi sembra un accanimento degno di miglior causa e un po' irresponsabile».



«Esprimo la mia piena solidarietà a Renata Polverini, oggetto di un attacco tanto artificioso quanto lesivo della sua privacy personale e familiare». Lo afferma, in una nota, il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «In un momento in cui il Capo dello Stato ci esorta tutti a cercare di aumentare il nostro cemento nazionale e lo spirito di concordia - aggiunge - è inaccettabile che si continui a spargere fango e veleno per nulla, tentando di delegittimare chi si trova a sostenere il duro compito di reggere le istituzioni in una congiuntura economica e sociale difficilissima».



Ciocchetti: accanimento sulla sfera personale. «Le notizie apparse oggi sul settimanale l’Espresso non sono uno scoop giornalistico ma, al contrario, un esempio di giornalismo di basso profilo, a cui è necessario mettere un freno. Si è andati a scavare nella vita di un privato cittadino, mettendo nero su bianco aspetti che attengono alla sfera intima e personale. Per questo voglio esprimere vicinanza al presidente della Regione Lazio, Renata Polverini». Lo dichiara in una nota il vice presidente della Giunta regionale, Luciano Ciocchetti. «Si tratta di un accanimento assurdo ed ingiustificato - dichiara - che ci lascia sbigottiti. Sarebbe opportuno fermare ogni forma di strumentalizzazione».



Foschi: la Polverini conferma l’abuso, lasci la casa a chi ne ha bisogno. «L’accorata difesa della presidente Polverini sulla vicenda della casa Ater di via Bramante dove abita il marito, conferma la denuncia dell’Espresso e cioè che il marito abita in quella casa senza avere alcun titolo, tanto che paga il canone sanzionatorio. E non convince per niente». È quanto afferma il consigliere regionale Pd del Lazio Enzo Foschi. «Ricordo che, soprattutto dal punto di vista del centrodestra, due persone sposate sono una famiglia - aggiunge - dunque quella casa è della famiglia Cavicchioli-Polverini. Visto come stanno le cose, liberi l’appartamento e lo metta a disposizione di chi ne ha più bisogno».



«Oggi siamo di fronte a un abuso - sottolinea Foschi - Le case Ater infatti, come dovrebbe sapere la presidente, non si ereditano ma si possono avere solo con i titoli previsti dalla legge che, in questo caso, non ci sono. È comprensibile che chi ha vissuto sempre in quel quartiere non voglia allontanarsene, ma questo vale per tutti, non solo per i congiunti della presidente. Cambiate, a quanto sembra anche significativamente, le condizioni economiche di chi vi abita, occorre lasciare la casa popolare e fare spazio a chi ne ha più bisogno. Tutto qui, visto che a Roma c’è l’emergenza casa. Dunque la presidente non giri attorno al problema e lasci quell’abitazione entro brevissimo tempo. Le giustificazioni date non sono accettabili nè sufficienti per togliergli di dosso il titolo di furbetta del quartierino che gli ha affibbiato l’Espresso. La credibilità - conclude Foschi - sua e dell’istituzione che rappresenta si recupera solo così».
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