Volley, riscatto Italia

Volley, riscatto Italia
di Claudio De Min
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Lunedì 13 Agosto 2012, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 11:43

LONDRA – Il bello dell’olimpiade che quando parli con gli atleti e i loro allenatori non corri quasi mai il rischio di annoiarti , non hai mai la sensazione di perdere il tuo tempo e di conoscere già in anticipo (e tranne qualche eccezione) le banali risposte in arrivo, come accade in genere con i divi di un altro sport del quale non facciamo il nome.

Anzi, a volte ti accorgi di essere lì davvero per imparare qualcosa, ti sorprendi concentratissimo ad ascoltare il tuo interlocutore per non perdere una virgola di quello che dice, per applaudire, in cuor tuo, parole belle, intelligenti, sensate, che spesso fanno riflettere. Ecco perché ci ha fatto felici il bronzo strappato ieri mattina dagli azzurri della pallavolo alla Bulgaria. Perché ci era piaciuto, due giorni prima, il modo onesto, leale e dignitoso con cui tutti, squadra e allenatore, avevano accettato il pesante ko con il Brasile e l’ennesimo addio al sogno d’oro. Perché era stato un piacere non sentire lamentele e piagnistei, scuse e attenuanti, urla e strepiti.

Perché ascoltare che tutti erano già con lo sguardo rivolto non alla finalina, come in altre circostanze verrebbe chiamata, ma ad un traguardo importante come il bronzo olimpico (“Perché – come dice adesso davanti a noi Alessandro Fei, di sicuro alla sua ultima olimpiade, quasi certamente anche alla sua ultima maglia azzurra, tenendo in braccio la sua biondissima bambina, - il podio olimpico è una cosa per cui tutti lottano per quattro anni ma che solo tre squadre raggiungono”), era stata una bella ventata di aria pulita, e ci aveva immediatamente fatto passare il magone per la pesante lezione subita.

E allora è stato bello vedere, ieri mattina, alle 9,30 inglesi, cioè quasi all’alba, che i ragazzi non avevano parlato a vanvera, che erano scesi in campo con lo spirito e la concentrazione giuste, che avevano cancellato il passato (il ko con i brasiliani ma anche quello della settimana scorsa con gli stessi bulgari) e inquadrato il presente, “perché il presente è l’unica cosa che ha un senso in uno sport come la pallavolo dove non da ieri ad oggi ma da un set all’altro tutto si può rovesciare”, come ha ragionato, nel dopo partita, un Berruto pallido, stanco e felicissimo.

La partita è stata strana, come l’orario di inizio, facile per noi nel primo set, tenuta in pugno anche per quasi tutto il secondo, ma poi persa di vista proprio alle ultime palle; un po’ spaventata nel terzo (bulgari avanti 4-0, 5-1, addirittura 12-8): “In questi momenti la preoccupazione è naturale, perché capisci che puoi fare meglio e che sai come fare per vincere ma vedi che non riesci a farlo e hai paura di non riuscirci” spiega un sorridente Ivan Zaytsev, con la sua cadenza spoletana. Ma, un po’ perché di fronte non c’era il Brasile, un po’ perché ogni partita ha una storia diversa, l’Italia stavolta ha reagito e ha piazzato un parzialone di 14-5 che ha ribaltato la storia del set e, probabilmente, del match.

Il quarto, infatti, è stato sempre in mano agli azzurri, trascinati da uno straordinario capitan Savani, e neanche quando la Bulgaria (il cui vero allenatore è il salentino Placì che, infatti, dà indicazioni in italiano ai bulgari nei time out, mentre il tecnico vero sta a guardare e al massimo traduce) ci ha affiancato a metà strada sul 16 pari, c’è mai stata la sensazione che ci fosse il rischio di giocarsi tutto al quinto.

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