New Sudafrica, ma l'apartheid è davvero un incubo finito?

New Sudafrica, ma l'apartheid è davvero un incubo finito?
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Domenica 20 Giugno 2010, 13:24 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 15:33
dal nostro inviato Mimmo Ferretti

NELSPRUIT - Transitare all’aeroporto di Johannesburg ti aiuta a capire un sacco di cose. Anzi, a capire meglio un sacco di cose. I libri, i giornali, le tv e internet ti raccontano la realtà del Sud Africa, ma viverla, la realtà, è un’altra cosa. Si dice che qui che tra neri e bianchi non ci sia più differenza: tutti uguali, tutti con gli stessi diritti e doveri. L’apartheid? Cancellata. Poi capiti all’aeroporto di Johannesburg, un mondo nel mondo sudafricano: entri, fai il check in e a seguire il controllo bagagli, vai verso gli imbarchi e, sarà un caso, ma ti accorgi che i neri (vestiti di nero) fanno i lustrascarpe e i bianchi (vestiti a colori) vendono computer di ultima generazione, e non si sporcano mai le mani.



Vai più avanti, dai un’occhiata verso la pista e, sarà un caso, ma noti che i neri, cappello di lana in testa e guanti sdrucidi, fanno i facchini sottobordo mentre i bianchi, camicia, cravatta e abbronzatura al punto giusto, fanno i piloti. A quel punto ripensi che, sarà stato un caso, ma prima di entrare avevi visto che i van a otto posti parcheggiati fuori dell’aerostazione, e in attesa dei turisti, avevano sempre un nero alla guida e un body guard bianco al suo fianco. E ti viene anche in mente che, arrivando all’aeroporto, avevi visto lungo la strada uomini e donne nere andare a piedi o viaggiare allo scoperto, come bagagli, sui pick up, e gli uomini e le donne bianche al calduccio a bordo di costosi Suv della Toyota.



Sarà stato anche quello un caso, ti dici. Allora ti guardi meglio intorno e vedi che, sarà un caso, ma a fare le pulizie nei pressi dei gate ci sono donne nere con le mani e le gambe gonfie mentre le donne bianche stanno dietro i banchi dell’accettazione, con le unghie laccate e i capelli messi in piega. Ma sarà davvero tutto un caso?
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