Il poema (in questi giorni in libreria, Imprimatur editore, 124 pagine, 11.50 euro) è una vera chicca, una delizia con tutte le carte in regola: dotte e argomentate note a fondo foglio, metrica esatta, ispirazione felicissima. Gli sta bene persino quel tanto di goliardia che nel suo complesso lo innerva, perché ha il buon sapore della cultura ben masticata degli universitari di una volta.
L’INNAMORAMENTO
Quando e come Costantini si è innamorato della Roma e del suo capitano? Dei Lupi quando aveva tre anni, nel 1961: «È il primo, netto ricordo della mia vita - racconta -. Mio padre mi aveva portato allo stadio e stavo sulle sue spalle in mezzo a un tripudio romanista. Bandiere, sciarpe, striscioni. Un mondo vibrante, tutto giallorosso. Totti non era ancora nato, ma era come se tutta quella gente lo aspettasse. Un giorno di gloria. Mi consacrai alla Roma». E l’epos? Quando arriva la coscienza di voler cantare Totti in un poema di aulica ascendenza? Certo Gianni Brera scriveva «Il vero calcio rientra nell’epica… la sonorità dell’esametro classico si ritrova intatta nel novenario italiano, i cui accenti si prestano ad esaltare la corsa, i salti, i tiri, i voli della palla secondo geometria o labile o costante…». Ma occorre essere verseggiatori davvero abili, artisti della parafrasi, nonché conoscitori del Carmen saeculare di Orazio e dell’Inno al sole di Mascagni per comporre piccole meraviglie come O almo Sole, che con raggio biondo/l’oscurità disperdi de le notti/tu non vedrai nessuna cosa al mondo/maggior di Roma o di Francesco Totti.
ESPERTO DI METRICA
Non a caso Costantini è tante cose in uno: enigmista, fine dicitore, poeta, esperto di metrica (per la quale ha sviluppato un rivoluzionario metodo didattico) e rom anista. Ha pubblicato altri libri in versi, tra cui il poema eroicomico Cavallegoria (1997). Dal 2004 è direttore artistico di una rassegna poetica estiva nell’ambito di “Ravenna Bella di Sera”. E con RavennaPoesia ha realizzato molti audiolibri. «Credo di essermi determinato a scrivere la Totteide all’età di dodici anni - dice -. Totti non c’era ancora. Assistendo proprio con papà alla mitica partita Italia-Germania 4-3, lo sentìi ripetere più volte: un incontro epico. Chiesi spiegazioni e dopo averle avute decisi che avrei scelto quel genere. Anni dopo si rivelò l’astro di Totti: ero pronto a darne conto».
CALCIO E POESIA
Umberto Saba ha scritto versi per un portiere «caduto alla difesa ultima vana», che cela la faccia contro il terreno «a non veder l’amara luce». E altri, Pier Paolo Pasolini in testa, hanno riferito del calcio non certo cronisticamente, in prosa e poesia. Ma la Totteide, con i suoi duemila versi e la luce del Capitano che li illumina, dagli albori del genio fino ai giorni nostri, è davvero un’esperienza particolare. Leggete per credere.
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