Quelle lapidi per strada che aiutano a pensare

di Paolo Graldi
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Sabato 7 Giugno 2014, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 07:59
Domanda delicata, quasi scabrosa, da pronunciarsi a bassa voce. Con una premessa. Sulle nostre strade, grandi arterie ma anche viottoli, si disseminano, restando permanenti, i segni di altrettanti lutti. Alfonso amico per la vita, Valentina un fiore indelebile nei nostri cuori, Giorgio e Giovanni portati via dalla più bella gioventù. Tanti piccoli esempi, lapidi improvvisate ma anche baldacchini di marmo con incise le dolorose dediche, si fissano come altrettanti cimiteri, disseminati lungo le nostre strade. Si moltiplicano con il moltiplicarsi degli incidenti mortali, declamano l'innocente desiderio di segnare in modo permanente il dolore del lutto, quanto mai straziante proprio perché improvviso e crudele. Fiori freschi e fiori secchi, sporcati dalla polvere impastata di pioggia, sciarpe con i colori della squadra del cuore, bigliettini con parole semplici e strazianti, piccoli oggetti ricordo, una bambolina di pezza, un cuoricino ritagliato sul cartone. Sui nostri percorsi quotidiani, sulle strade dei nostri viaggi, ecco inseguirci, quasi un severo monito alla prudenza e alla perfidia del fato, il segno della tragedia. Vederli e rivederli, questi tombini con l’immaginetta del defunto che sorride, ritaglio di una istantanea scattata al mare, scandisce nell'osservatore una angoscia sottile attraversata da un imbarazzo venato di cinismo egoista. Domanda sommessa: ma questa memoria luttuosa, ci aiuta davvero o ci rattrista inutilmente?



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