Il gioco facile degli scoop degli altri sulla Capitale

di Paolo Graldi
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Giovedì 30 Luglio 2015, 06:17 - Ultimo aggiornamento: 09:15
Nascono e crescono come funghi le inchieste e i reportage su Roma da parte di grandi testate estere. Si è mosso per primo il New York Times e giù fendenti senza misericordia sul degrado infinito e infamante della Capitale seguito, per non essere da meno, da Le Monde il quale rovista nella spazzatura e nella tribolatissima rete dei trasporti.

Seguono testate tedesche, anch'esse volteggianti in una danza quasi macabra della critica dell'estetica delle sconcezze montata su lenti berlinesi. Gli autorevoli e ascoltatissimi corrispondenti e occhiuti inviati al gran banchetto di “Roma disastrata” raccolgono dai rispettivi lettori applausi a scena aperta per tanto ardore fustigatorio. I loro pezzi sono una specie di gioco dello “schiaffo del soldato” nel quale il divertimento consiste a chi si esibisce nella pacca più sonora e dolorosa. Ma è pur vero che gran parte di quel materiale si ritrova giorno per giorno sulle nostre pagine, nelle nostre cronache, dentro le analisi che scandiscono il frutto di un rapporto con la città e la sua gente che nessun altro può vantare. Le scopiazzature dei colleghi si sprecano. Fa parte del gioco dell'informazione che vanta la correttezza come stella polare ma segue volentieri anche altre rotte (scorciatoie). Leggiamo con interesse costruttivo questi autorevoli réportagès e, tanto per tenerci informati, seguiamo anche le cronache delle sparatorie quotidiane negli Usa e quelle delle stragi fondamentaliste sotto la tour Eiffel e anche degli scandali ministeriali londinesi. Tutto il mondo è paese.



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