Il capolavoro tattico
del condottiero Cesare

Il capolavoro tattico del condottiero Cesare
di Vincenzo Cerracchio
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Venerdì 29 Giugno 2012, 13:35 - Ultimo aggiornamento: 13:52
Questa l’Italia. Di Balotelli e di tutti. L’Italia del calcio che ieri sera ha infiammato gli animi del paese intero, filando in finale dell’Europeo con un piglio, una sicurezza, una forza fisica e mentale da far paura. Per la Germania è un incubo senza fine, per l’ottava volta non riesce a batterci nelle partite che contano: fuori una delle grandi favorite, l’altra, la Spagna, ci aspetta domenica a Kiev. Avanti con la sofferenza, oltre l’assedio finale dei tedeschi (portiere compreso), ringalluzziti solo nel recupero da un rigore alquanto dubbio.

Strepitoso Balotelli, il bomber che ci era mancato fin qui. Già, i gol tanto invocati sono arrivati al momento giusto. Supermario è così, superman quando serve. Cassano e Montolivo gli hanno pennellato due assist prelibati, lui ci ha messo il repertorio, il colpo di testa astuto, di quelli che rubano il tempo, il destro rabbioso che sfonda la porta, che non può essere di giustezza, in corsa dove va va. Mario è così, Totò è così: veronica, giravolta, quel cross è un gioiello di pochi eletti. Anche Riccardo ha il piede, per il lancio di trenta metri, e il cuore di leone per andare su qualsiasi pallone ballonzolante, lui con la mamma tedesca che lo guarda apprensiva e stavolta non può proprio tradirlo.

Sono i tre che decidono, ma intorno una squadra con i fiocchi. La forza nella sofferenza. Il magone iniziale di Buffon che si è fatto filosofo per allontanare la pensione ed è uscito furioso dal campo, contro tutti chissà. Due incertezze subitanee, poi solo voli, e parate, e pugni guantati. La linea Juve che regge Gomez e Poborsky, poi Klose e Reus: di piede, di testa, con le diagonali perfette dell’intruso Balzaretti, esterno intercambiabile, va dove ti porta il codino. E poi De Rossi, certo. Quando dici battaglia, non puoi che pensare a lui. E a Marchisio, con cui divide il digrignare di denti, gli infaticabili polpacci, Marchisio che sbaglia uno dei gol che avrebbe mandato in archivio il match. Il monumento per Pirlo? Chi vuole cimentarsi? Perché gli aggettivi stanno finendo e intelligente non rende l’idea anche se è quello che preferisce. Sagace va bene? Diamanti, Thiago e Di Natale (anche se sbaglia un gol fatto) non li abbiamo dimenticati: loro sono entrati e hanno dato a nome di tutti quelli della panchina, prodighi di sprone e consigli. È l’unità del gruppo, oltre alla straordinaria bravura tattica, il vero miracolo di Prandelli. Il ct che ci ha fatto tornare orgogliosi, innamorati, pazzi. Che qualcosa ha ancora da regalarci perché nelle nostre piazze la notte diventi infinita.
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