Tris d'assi Giorgio Manganelli
Con il telefono in tasca

Giorgio Manganelli
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Venerdì 20 Dicembre 2013, 17:34 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 17:13
Nel 1989 Giorgio Manganelli commenta l’imminente offerta sul mercato di una nuova meraviglia: il telefonino. Lo stile è quello degli “improvvisi per macchina da scrivere”, i fulminanti corsivi che lo scrittore firma spesso sulla prima pagina del Messaggero.



Leggo che vi è un gran cruccio, estrema ambascia per l'imminente offerta sul mercato di un ritrovato destinato a rendere estremamente agevoli i messaggi tra gli esseri umani, in qualunque luogo si trovino; si tratta di un telefono da tasca, verosimilmente esente da fili, con il quale si può telefonare e ricevere telefonate dovunque in qualsiasi momento. Il telefono starà in tasca, e basterà fare il numero desiderato, che potrà anche essere di altro telefono da tasca; allo stesso modo chiunque potrà venir squillato a qualsiasi ora, dovunque si trovi e in qualsivoglia circostanza.



Il cruccio, l’ambascia, naturalmente si riferiscono alla minacciata privacy; si afferma, non senza ragione, che la vita privata ne uscirebbe offesa, invasa, minacciata.



La notizia è divertente. Ne risulta, in primo luogo, che il concetto di vita privata è strettamente legato con quello di comportamento che è bene nascondere, variamente disdicevole, vergognoso e quanto meno malizioso. Niente da eccepire: peccare è umano, ma non è saggio che tutti ci vedano peccare. Ma non posso fare a meno di osservare che dopo tutto questo ingegnoso ritrovato sarà da noi sperimentato in Italia, nella fertile penisola dei cui telefoni, lo confesso, da troppo tempo non mi occupo.



Ora noi siamo abituati alle telefonate sviate, variamente scivolate, che finiscono su numeri simili, ma dopo tutto ci si sbaglia di strada, più raramente di quartiere. Sì, rammento che una volta, facendo un numero del tutto consueto e domestico, mi si affacciò nel telefono...




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