La Procura indaga anche sul polo ospedaliero: caccia al tesoretto nascosto in Svizzera

La Procura indaga anche sul polo ospedaliero: caccia al tesoretto nascosto in Svizzera
di Claudia Guasco
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Sabato 10 Maggio 2014, 07:48
MILANO - Non solo sugli appalti per l’esposizione internazionale che si allunga l’ombra della squadra.

Tra le gare importanti e remunerative sulle quali il gruppo di Gianstefano Frigerio, ex segretario della Dc lombarda, Primo Greganti, un passato di tesoriere del Pci, e Luigi Grillo, parlamentare del Pdl fino a marzo 2013, voleva a tutti i costi mettere le mani c’è anche la “Città della salute”. Una preda del valore di 323 milioni di euro, con stazione appaltante proprio Infrastrutture Lombarde, che a sua volta controlla i lavori dell’Expo. Gli uomini della guardia di finanza e della Dia hanno sequestrato, durante le perquisizioni a seguito degli arresti, le buste chiuse con le offerte per il polo sanitario da realizzare a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano.



UN MILIONE DI METRI QUADRI

Nel 2011 sull’area ex Falck, la stessa al centro dell’inchiesta sull’ex presidente della Provincia Filippo Penati, è stato approvato un piano di intervento che prevede un milione di metri quadrati di nuovi edifici. Sorgeranno residenze, alberghi, uffici, servizi e un grande centro commerciale. Ma anche una centro di cura che costerà 450 milioni di euro e ospiterà l’Istituto dei tumori e il Besta. A discutere del nuovo polo ospedaliero, nelle intercettazioni, sono Frigerio e l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro, che esorta ad andare dritti all’obiettivo: «Direi che questo è molto positivo... molto positivo il fatto di avere questa squadra». Il direttore generale di Infrastrutture Antonio Rognoni (arrestato il 20 marzo) ha le redini della gara e Frigerio rassicura: «Sì lui è in squadra». E allora «partiamo». Ciascun componente del gruppo si preoccuperà di muovere le pedine politiche giuste.



TRE APPALTI IN UN MESE

Tra i bandi nel mirino degli investigatori ci sono poi quattro gare per l’Expo: quella sulle architetture di servizio (ristoranti, negozi, magazzini) del valore di 68 milioni di euro, sui parcheggi (13 milioni), sui padiglioni dei Paesi stranieri e sulle vie d’acqua, che alla fine non verrà realizzata come da progetto bensì con modifiche che faranno confluire nelle casse di Maltauro 13 milioni in più. E’ Paris che «in violazione del segreto d’ufficio suggerisce ai sodali in largo anticipo l’indizione delle gare d’appalto di interesse per gli imprenditore della ”cordata” di riferimento, turbandone già il relativo procedimento», scrive il gip. Come riferisce a Frigerio il mediatore Sergio Cattozzo, dopo un incontro nell’ufficio del dirigente dell’Expo, «nel giro di un mese ci sono queste tre cose qui, lui ha in futuro tre lavori, uno da 28, uno da 18 e uno da 12: bisogna farcele prendere tutte e tre!». E lo stesso Paris arriva addirittura a consigliare alla cricca le modalità del «marchingegno» da ideare per vincere la gara, a dispetto di eventuali abbattimenti di prezzo da parte dei competitori che può arrivare fino al 40%. «Perché noi queste gare le facciamo al massimo ribasso», avverte il manager.



Tra le soluzioni per favorire gli amici c’è anche quella pensata per Filippo Lodetti, che con la sua società “Catania parcheggi” controlla aree sosta in quattro regioni: indire il bando, ma fare in modo che nessuno partecipi. «L’accordo è stato fatto in questo senso: se la gara va deserta, allora fanno la trattativa privata e chiamano Lodetti», spiega Cattozzo. Il lavoro è impegnativo ma redditizio, gli investigatori hanno calcolato che solo Maltauro, in cambio della corsia preferenziale nei lavori, garantiva al gruppo una mazzetta di 40 mila euro al mese. Soldi che secondo i pm sono finiti nelle cassette di sicurezza di Lugano: una rogatoria per la Svizzera è già pronta a partire.
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