Alla voce chi entra dopo boatos e indiscrezioni la situazione si è cristalizzata: parecchio dipenderà dall’esito del Pd a Roma e dal paragone con la media nazionale.
SCOSSA
Al Nazareno in queste ore sono in molti a pensare che per dare una scossa, il sindaco debba andare oltre un semplice «aggiustamento di deleghe con nomi normali». Sempre che non arrivi il terremoto grillino all’ombra del Colosseo, certo. Uno scenario che potrebbe rafforzare la posizione di Marino in ottica anti politica, ma allo stesso tempo gli farebbe addossare agli occhi del Nazareno (e di Palazzo Chigi) la croce della sconfitta. Suggestioni? Di sicuro l’altra sera in piazza del Popolo è suonato un campanello per tutti: sindaco e vari piani dei democrat. Il primo a essere irritato per una piazza non piena è stato direttamente il protagonista: Matteo Renzi. Che, a comizio finito, quando gli hanno detto che Beppe Grillo lo sfotteva con un calembour (e foto allegata) sul fatto che la piazza di Renzi fosse senza Popolo, si è lasciato sfuggire con i fedelissimi un «ragazzi, Roma è un problema e non lo scopriamo stasera». Sta di fatto che è subito partita la caccia ai perché. Dal partito romano, quello che Renzi non ama per vie delle continue beghe, hanno la coscienza in ordine: «Abbiamo fatto il possibile in così pochi giorni». Ma non abbastanza. Tanto che una fedelissima del giglio magico con occhi da forestiera ha spiegato: «L’abbiamo visto: qui ci sono troppi generali ma non abbastanza truppe». In questo balletto di accuse, fatte sottovoce a colpi di sms e WhatsApp, c’è anche chi se la prende con il quartiere generale. Il Pd nazionale, nonostante in serata il sottosegretario Lotti si sia messo direttamente a chiamare i segretari provinciali, si è mosso, secondo più di un candidato, con «superficialità». E poi ci sono i trucchetti del mestiere, di quando si va in piazza. Primo: gazebo dalla parte opposta del palco per evitare «l’effetto buco», una regola non rispettata. Anche se piazza del Popolo, per una forza di governo come è adesso il Pd, non è facile da gremire. Nel 2008 Veltroni-segretario centrò il pienone aggrappandosi però ai trucchetti. Ma allora, Walter era non solo il leader del neonato Pd ma anche il sindaco. E qui si ritorna a Ignazio Marino. Che l’altra sera è arrivato in bici, da solo. Poi ha assistito al comizio da sotto per salire sul palco con tutti i candidati alla fine. Un passaggio veloce, con stretta di mano e chiacchierata con Renzi, impegnato a discutere con Enrico Gasbarra di proiezioni e sondaggi, che da domani notte saranno realtà.
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