Il risultato è chiaro, come il 3-0 inflitto ieri dalla Colombia alla Grecia, nella partita che ha segnato il ritorno del paese ai Mondiali di calcio dopo 16 anni di assenza. «Ieri ha vinto la nazionale, oggi vince la democrazia», aveva annunciato il presidente uscente già dal mattino, chiamando i cittadini al voto. Il tasso di astensione continua ad essere alto - ma dovrebbe essere inferiore al 60% da record del primo turno -, ma Santos è riuscito a riportare sul suo nome gran parte del voto della sinistra, grazie all'appoggio del sindaco di Bogotà, Gustavo Petro, e di Clara Lopez, la candidata del Polo democratico progressista.
Questo appoggio, però, è limitato per ora alla trattativa di pace con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) per porre fine a mezzo secolo di conflitto armato, che Santos ha lanciato due anni fa e che Zuluaga - e sopratutto il suo mentore, l'ex presidente Alvaro Uribe - vogliono frenare a ogni costo. Toccherà ora al rieletto leader estendere questo consenso ad altre riforme che ha indicato come necessarie per il futuro del paese, in primis quella della Giustizia.
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