Festa del Cinema, Carlo Verdone celebra Borotalco: «Sergio e Nadia? Oggi sarebbero disoccupati»

Festa del Cinema, Carlo Verdone celebra Borotalco: «Sergio e Nadia? Oggi sarebbero disoccupati»
di Gloria Satta
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Novembre 2017, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 12:39

«Oggi Sergio e Nadia sarebbero due disoccupati, forse depressi, si farebbero le canne e magari andrebbero in analisi. La leggerezza degli anni Ottanta, la voglia di sognare e il candore non esistono più», sospira Carlo Verdone ripensando al suo film di culto Borotalco che 35 anni fa impresse una svolta alla sua carriera («dopo tante caratterizzazioni, dimostrai di funzionare anche in una storia compiuta») e oggi viene acclamato alla Festa di Roma nella versione restaurata da Infinity.

 


I due protagonisti Sergio e Nadia, cioè lo stesso Carlo e Eleonora Giorgi, sono ormai degli splendidi over 60. E hanno l'aria degli irriducibili Gaetano Curreri, Fabio Liberatori e Ricky Portera, cioé gli Stadio, le cui canzoni furono la colonna sonora di quella fortunata commedia. «Facevamo da spalla ai concerti di Lucio Dalla», raccontano i tre musicisti, «non riuscivamo a incidere dischi ma grazie al film abbiamo sfondato. Dobbiamo tutto a Verdone».
Con emozione mista a «un filo di malinconia per gli amici che non ci sono più, da Angelo Infanti a Mario Brega e Lucio Dalla», tutti rievocano quel successo del 1982 che ancora richiama le folle: ieri, nella Sala Petrassi dell'Auditorum, gli spettatori erano tanti alla proiezione introdotta da un mini-concerto degli Stadio e accompagnata dalle ovazioni.


Il segreto di Borotalco? «Personaggi amabili, fragili e un po' mitomani. E tante battute sincere, non costruite a tavolino», risponde Verdone, «ma la riuscita di un film è spesso inspiegabile come l'efficacia di un ansiolitico: funziona anche se nessuno sa bene perché». Racconta un aneddoto: «La Manetti & Roberts voleva farci causa per il titolo. Allora il produttore, il vecchio Mario Cecchi Gori, tirò fuori gli incassi straordinari e l'azienda cambiò idea: il film faceva pubblicità al loro prodotto». Oggi Verdone, che sta ultimando il montaggio di Benedetta follia, si dice pronto a debuttare «magari tra un paio d'anni» nelle serie ma considera la sala insostituibile: «È l'ultimo luogo di aggregazione rimasto, non può sparire».

MASTERCLASS
Ed erano in tanti, soprattutto giovanissimi, i partecipanti alla masterclass tenuta da Dakota Fanning, la protagonista di Please Stand by applaudito ad Alice nella città. L'attrice, 23 anni la maggior parte dei quali vissuti sul set, interpreta una ragazza autistica, Wendy, che scappa di casa per partecipare a un concorso di scrittura a Hollywood con il suo progetto di 500 pagine su Star Trek. «Interpretare questo personaggio», spiega la biondissima Dakota, vestito e scarpe fucsia, «non ha rappresentato una sfida più impegnativa delle altre. l'autismo è solo un aspetto della personalità di Wendy che cerca di superare le difficoltà, spingendosi sempre più avanti. E l'universo di Star Trek le fa da tramite con il mondo».
Sorella della lanciatissima Elle Fanning di cui ha gli stessi capelli d'oro e gli occhi azzurri, ma con un velo di tristezza in più, Dakota racconta la sua condizione di attrice famosa ed ex bambina prodigio: «La notorietà non ha comportato nessuna ricaduta negativa, sono cresciuta amando profondamente il mio lavoro e conscia delle mie responsabilità».
Impossibile non chiederle del tema di stretta attualità, cioè le molestie e gli abusi sessuali che, a giudicare dagli ultimi casi di cronaca, costellano la vita di un'attrice. «Ma queste cose non accadono solo nel cinema», riflette Dakota, «in tutti i luoghi di lavoro le donne corrono dei rischi. Quello che sta succedendo è importante. Tante persone denunciano e si parla del problema: è l'unico modo per fermare certi comportamenti».