Mick Jagger è stato da questo punto di vista infallibile: ne ha fatte fuori tre su tre. Il 26 giugno è andato a Rustemburg per tifare Stati Uniti, dandosi di gomito con l'ex presidente Bill Clinton. L'America si è illusa, poi è franata sotto i colpi del Ghana. Il giorno dopo si è trasferito a Bloemfontein per sostenere la sua Inghilterra: dalla tribuna ha visto l'arbitro annullare il gol di Frankie Lampard, poi la gloria dell'impero calcistico britannico crollare davanti alla calcio divertente della giovane Germania di Loew.
A quel punto sono cominciati a nascere i primi sospetti. Uscite mestamente di scena le sue due squadre, non ha fatto fatica ad eleggerne a sua favorita una terza: «uno dei miei figli è per metà brasiliano e va pazzo per il calcio». E dopo lo scampato pericolo degli ottavi di finale, anche il Brasile è tornato a casa con la coda fra le gambe, nei quarti contro l'Olanda. Alcuni media brasiliani, come il quotidiano sportivo Lance lo hanno accusato senza mezzi termini: «porti jella».
Una domanda sinistra aleggia ora sul mondiale sudafricano: per chi farà il tifo, a questo punto, Mick Jagger?. Nell'intervista al sito della Fifa nel quale aveva adottato il Brasile, il cantante degli Stones aveva espresso parole di apprezzamento per l'Argentina. Maradona è stato per sette anni a Napoli e queste cose ha imparato a prenderle sul serio. I media argentini del resto sembrano temere di più il gufo dei mondiali degli avversari: un portale di Buenos Aires ha già messo le mani avanti «Mick, per favore non ti avvicinare all'Argentina... e non ti sognare di fare il tifo per noi». Lui, a scanso di equivoci probabilmente stavolta sceglierà di restare neutrale.
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