Donne, violenze senza fine: casi aumentati del 60% nell'ultimo anno

Donne, violenze senza fine: casi aumentati del 60% nell'ultimo anno
di Marina Mingarelli
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Mercoledì 22 Novembre 2023, 08:59

«Quella gonna è troppo corta, non uscire con quella tua amica perché mi sembra una poco di buono, e non stare sempre al telefono a parlare con i tuoi» Parole che nascondono la voglia di gestire e di controllare ogni movimento dei maltrattanti nei confronti delle loro compagne di vita. L'obiettivo di queste persone è quello di isolarle dal mondo esterno, di essere sempre informate su quello che fanno quando sono fuori casa. Negli ultimi tempi, tanto per fare un esempio, c'è stato il boom delle vendite di "Aer tag". Si tratta di piccole microspie che possono installarsi all'interno di una vettura e che fanno rilevare sempre la posizione di chi si trova alla guida.

LA TESTIMONIANZA

Michaela Sevi, responsabile del centro antiviolenza " Fammi Rinascere" di Fiuggi, di donne che hanno avuto la sfortuna di vivere un amore malato ne ha conosciute veramente tante. All'indomani della manifestazione di Frosinone che ha visto scendere in piazza centinaia di persone per ricordare Giulia Cecchettin, vittima dell'ultimo femminicidio, abbiamo chiesto a che punto siamo in provincia rispetto alle violenze sulle donne.

I DATI

« Rispetto allo scorso anno coloro che hanno richiesto aiuto al nostro centro sono aumentate del 60%.

Un risultato ambivalente- perché se da una parte è indice di un aumento di maltrattamenti dall'altra indica la consapevolezza di richiesta di aiuto». A questo da aggiungere che il maltrattante non ha ceto sociale, e non appartiene ad una fascia specifica di età . Ad avvalorare quanto dichiarato il fatto che sono aumentate di un buon 20% le donne che dopo aver trascorso trenta anni insieme ad un marito che non aveva fatto altro che maltrattarle, decidono di "rinascere" denunciando le violenze subìte . Ed allora come fare per difendersi da un rapporto tossico? Quali i segnali che debbono far insospettire le donne ? «Intanto - ha continuato la responsabile del centro- impedire l'emancipazione della compagna di vita, da ogni punto di vista. Giulia Cecchettin è morta perché lei si stava laureando, aveva raggiunto un obiettivo verso l'emancipazione, è stato questo il motivo che ha scatenato la follia omicida di quel ragazzo. Ecco perché è importante che le vittime che si rivolgono a noi sappiano che non saranno mai sole in questa battaglia verso la rinascita. In questo caso gioca molto il lavoro di rete, quello che permette alle donne di sentirsi sicure nel momento in cui si chiede aiuto. Il nostro compito è quello di garantire protezione e sicurezza post denuncia. Noi abbiamo bisogno però che la magistratura sia dalla nostra parte, perché nel momento in cui avviene un femminicidio il lavoro dell'associazione antiviolenza risulta vano». C'è un ltro elemento che non deve essere sottovalutato cioè che la donna viene assistita dagli operatori gratuitamente. «Sovente ci troviamo di fronte a casi in cui le vittime a malapena riescono a sbarcare il lunario perché il compagno di vita oltre a togliere loro la dignità le priva anche dei mezzi di sostentamento».

IL TIMORE PER I FIGLI

Lo scoglio più grande da superare è quello dei figli. Talvolta succede che a donne che denunciano per maltrattamenti documentati e verbalizzati vengano tolti i bambini. «Ma qualcuno ha dimenticato- ha sottolineato Sevi- che la madre è andata via soltanto per chiedere aiuto». L'ideale della famiglia sana? «Quella dove non esistono distinzione dei ruoli».
Marina Mingarelli
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