Scandalo patenti facili di Frosinone,
sette anni all'ex direttore Scaccia

La sede della Motorizzazione di Frosinone
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Venerdì 20 Gennaio 2017, 21:54
Prime, severe condanne, nell’ambito del processo per le «patenti facili». La condanna maggiore è stata inflitta all’ingegnere della Motorizzazione civile di Frosinone, Roberto Scaccia di Frosinone, cui sono stati inflitti 7 anni e mezzo di carcere (con il rito abbreviato). Destino diverso, invece, per Donato Ferraro di Marcianise, ma residente a Cassino e titolare di alcune agenzie. Quest’ultimo sarebbe il fulcro di tutta la presunta associazione per delinquere. Non a caso il Gip sottolinea come sia «il fulcro, organizzatore e punto di riferimento dell’associazione a delinquere e di tutti i reati perpetrati». 
Ebbene, nonostante ci fosse stato un accordo preventivo con la Procura per patteggiare la condanna a 3 anni e mezzo, all’ultimo momento Donato Ferraro ha deciso di rinunciare al patteggiamento per seguire l’iter del processo ordinario. Così è stato rinviato a giudizio e la prima udienza si terrà tra un mese. Secondo la Procura erano loro due i personaggi-chiave del sodalizio attraverso il quale si riusciva a «bypassare le ordinare modalità di esame per il rilascio della patente».
Un sistema che prevedeva il superamento dell’esame teorico grazie a soggetti che, nella stesura della prova, si sostituivano ai reali candidati (soprattutto stranieri egiziani, pakistani, marocchini e cinesi che non sapevano nemmeno leggere le domande in italiano) che pagavano fino a 4 mila euro per «essere sostituiti» ed avere, dunque, la patente. In alcune occasioni, gli associati non disdegnavano anche favori sessuali elargiti, come prezzo aggiuntivo, dalle candidate-clienti o perfino dalle consorti dei clienti uomini. Ecco perchè i reati contestati a vario titolo alle persone coinvolte sono: corruzione, falso, sostituzione di persona, frode informatica, accesso abusivo a sistema informatico e in un caso induzione indebita a dare o promettere utilità. Con le condanne di ieri invece, il processo ha esaminato le posizioni di maggior rilievo (quelle di Scaccia e Ferraro, appunto).
Sempre ieri, nella stessa udienza, il Gip Troiano ha inflitto, con il patteggiamento, 3 anni e mezzo a Domenico Fratarcangeli che comunque è stato rimesso in libertà (come chiesto dal suo avvocato Giampiero Vellucci); tre anni a Tiziana Saginario; due anni a Donato Ferraro di Salvatore (cugino ed omonimo del presunto fulcro dell’organizzazione). Un anno e cinque mesi, infine, a Giuseppe Ferraro, Salvatore Ferraro, Francesco Iadicicco e Rosario Gaglione. Le ultime 5 posizioni saranno giudicate, con rito ordinario, tra un mese.
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