Ospedale, odissea per un posto letto: una settimana d'attesa nei corridoi del pronto soccorso

Ospedale, odissea per un posto letto: una settimana d'attesa nei corridoi del pronto soccorso
di Giovanni Del Giaccio
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Domenica 31 Luglio 2022, 09:04

 Le immagini parlano più di ogni altra cosa. Letti in fila nei corridoi, in quello che più che un pronto soccorso sembra un girone dantesco. Accade allo Spaziani di Frosinone, ma è una storia che si ripete in diverse realtà del Lazio. Solo che quando si parla di salute il male comune non può mai essere considerato mezzo gaudio. Soprattutto se dopo oltre una settimana di attesa, parcheggiata in pronto soccorso, una donna rischia di lasciarci la pelle praticamente abbandonata. È arrivata venerdì della scorsa settimana, accompagnata dai mezzi dell'Ares 118. A chiamare i soccorsi la figlia che era intervenuta con una manovra salvavita evitando il soffocamento della mamma, 73 anni, che ha problemi neurologici. La corsa in ospedale, quindi l'infinita attesa in pronto soccorso. Fino a venerdì sera, una settimana dopo, quando la donna ha potuto rivedere la madre, passarle sulle labbra ormai screpolate un asciugamano bagnato, cercare di capire se avesse mangiato o meno, se ci fosse una soluzione per trasferirla altrove. L'avevano data quasi per spacciata, in stato soporifero, ma invece era ancora viva solo che scaduta.

«Come uno yogurt - dice con rabbia Vincenzo Costantini, il genero della donna - senza che nessuno ci spiegasse la situazione per bene, a forza di tagliare ecco dove siamo arrivati grazie ai nostri politici». In realtà scaduto era riferito alle condizioni generali della paziente, in vista di un trasferimento all'ospedale di Cassino, dove pare che ieri fosse stato trovato un posto letto. Donna già alle prese con altri problemi di salute. Insieme a lei, in quel corridoio, tante altre persone in attesa con all'esterno del pronto soccorso decine di familiari ad aspettare di conoscere le condizioni dei parenti.

Anche da giorni. Se non abbandonati al proprio destino, quasi. Perché il personale scarseggia, il pronto soccorso non è un reparto di degenza, stare dietro a tutto e tutti è difficile se non impossibile.


Il problema, come accade puntualmente in estate causa ferie del personale e nel periodo del picco influenzale in autunno-invero, è che i posti letto non sono sufficienti. Al tempo stesso che in ospedale arrivano anche casi di chi, invece, andrebbe preso in carico sul territorio ma non trova una risposta adeguata e la cerca direttamente nell'unico spazio sempre aperto: il pronto soccorso. A ciò si aggiunga che la pandemia non ha certo mollato la presa e intere aree degli ospedali sono tornate reparti Covid, con aggravio per tutto il resto. Dai letti, all'impossibilità di operare o alla riduzione degli interventi programmati.
La situazione, dicevamo, è comune a diverse realtà. Di recente abbiamo riportato di una donna di Cassino, positiva al Covid, portata a casa dai familiari dopo quattro giorni di attesa in pronto soccorso e isolata.
 Intanto da una settimana a Cassino c'è una sola ambulanza alla postazione 118. L'altra è fuori uso e questo ritarda i soccorsi sul territorio perché devono intervenire i mezzi da Pontecorvo e Ceprano, lasciando scoperto il territorio di competenza. Con il rischio che in caso di necessità i tempi di intervento si allunghino inesorabilmente.
Giovanni Del Giaccio
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