Occupazioni abusive, case restituite al patrimonio dell’Ater – l’azienda per l’edilizia residenziale pubblica – ma soprattutto un filo rosso che arriva fino all’omicidio di Kasmi Kasen, 27 anni. Vale a dire il giovane freddato in via Aldo Moro il 9 marzo, tra la gente. Al “Casermone” avevano preso alloggio, senza averne titolo, i parenti di Mikea Zaka, il 23enne in carcere con l’accusa di omicidio e triplice tentato omicidio. È stato lui a sparare, quindi a costituirsi, e da allora non passa giorno senza controlli a ogni angolo della città. Quella che viene definita “sicurezza percepita”, del resto, quando si spara durante l’ora dello “struscio” crolla ai minimi termini e così da allora la presenza delle forze dell’ordine si è fatta più massiccia. Così come i controlli nelle zone di spaccio e contro ogni genere di abuso. Il questore, Domenico Condello, all’indomani del delitto aveva detto «avranno il fiato sul collo» e così sta avvenendo.
I LEGAMI
Le indagini sull’omicidio sono praticamente concluse, ma sin dal primo momento gli investigatori hanno lavorato sul movente di quegli spari.
LE REAZIONI
Tra i primi a intervenire, a operazione ancora in corso, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. «Il nostro obiettivo, come per la Capitale, è quello di recuperare quelle abitazioni occupate da non aventi diritto - ha detto – per assegnarle a famiglie che hanno pienamente titolo e che aspettano da anni». Rocca ha poi ringraziato Prefettura e Questura per l’operazione. Il commissario straordinario dell’Ater Frosinone, Antonello Iannarilli, ha sottolineato dal canto suo: «Non siamo disposti a giustificare o accettare questa pratica, in particolare, lì dove si tratta di nuclei dediti ad attività illecite, proprio nei nostri locali». L’assessore regionale alle politiche abitative, Pasquale Ciacciarelli, infine, ha detto: «Si conferma la volontà del governo regionale del Lazio di superare definitivamente situazioni di illegalità che si sono profuse nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica».