Il maxi "buco" dei Comuni morosi, spese
del personale in aumento e i debiti
con le banche: ombre sui conti della Saf

L'ingresso dell'impianto Saf
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 1 Luglio 2017, 20:43
I sindaci sono stati chiari: l’impianto di trattamento rifiuti della Saf a Colfelice deve essere a servizio dei soli Comuni della provincia di Frosinone.
Nel corso dell’assemblea dei soci riunitasi mercoledì - assemblea vietata all’accesso di stampa e associazioni per volontà del presidente Mauro Vicano - gli amministratori comunali, all’unanimità, hanno votato lo stop ai rifiuti di Roma e di altre province a partire dal 2018. Una sconfitta per il presidente della Saf che sul contratto di servizio con i Comuni (che ora dovrà essere rivisto) aveva fatto inserire una clausola in cui si parlava espressamente di vocazione regionale dell’impianto. Vocazione supportata dal piano dell’Ato unico dei rifiuti portato avanti dall’assessore regionale, il conterraneo Mauro Buschini, e dal progetto di ammodernamento da 13 milioni di euro. Anche questo sarà da rivedere perché i sindaci hanno chiesto di puntare sulla differenziata.
ASSUNZIONI
Il presidente Vicano ha abbozzato il colpo, ma nel corso dell’assemblea non ha mancato di paventare il rischio licenziamenti per contenere le perdite (7-8 milioni di euro) che verranno a determinarsi con lo stop ai rifiuti di Roma. Nel frattempo, però, la società di Colfelice continua ad assumere e non solo: «Rispetto al 2015, nel 2016 la spesa per il personale (5.428.618 euro) è lievitata di 441mila euro», fa notare il sindaco di Colfelice Bernardo Donfrancesco.
Nel 2016 ci sono state tre assunzioni di amministrativi (senza concorso pur trattandosi di una società pubblica) a tempo indeterminato, che sono ora oggetto di un’inchiesta della Guardia di Finanza insieme ad un’altra serie di aspetti. Assunzioni anche, oltre una ventina, con contratti a tempo determinato o parziale di operai e dipendenti con mansioni non specificate. Il tutto per una spesa pari a circa 390mila euro.
INCARICHI E INDENNITÀ
Buste paga più pesanti anche per i tre dirigenti ai quali, oltre allo stipendio, è stata riconosciuta una indennità di 2mila euro netti per 14 mensilità. Ci sono poi le spese legali (229.485 euro), gli incarichi (297.369 euro), la pubblicità (51.029 euro). Insomma, potrebbero arrivare le vacche magre, ma nel frattempo la Saf non si fa mancare nulla. O quasi. Nonostante le ripetute richieste dei Comuni «vessati e danneggiati dalle esalazioni nauseabonde, negate dalla Saf», come ricorda il sindaco di Colfelice, i soldi per l’installazione delle centrali per il controllo delle emissioni odorigene non sono stati trovati nonostante l’utile del 2015 sia stato di oltre 4 milioni di euro.
STESSI RIFIUTI, UTILI IN PICCHIATA
Nel 2016, invece, l’utile è sceso a 413.805 euro. Un calo macroscopico nonostante, come si legge nello stesso bilancio della Saf, «al 31 dicembre 2016 i rifiuti ricevuti sono in linea con quelli dell’esercizio precedente». Qualcosa, insomma, non torna. O forse sì, se si vanno a guardare altre voci di bilancio meno sbandierate. Quelle, ad esempio, riguardanti i crediti che la Saf vanta nei confronti dei Comuni. Crediti che nel 2016 hanno raggiunto la cifra stratosferica di 33 milioni di euro, con un aumento, nell’arco di un paio di anni, di circa il 70 per cento. Di questi, si legge nel bilancio, la Saf considera esigibili quasi 26 milioni e mezzo di euro nell’arco di un esercizio. Una previsione che dire ottimistica è poco.
BANCHE, DEBITI RADDOPPIATI
Nel frattempo, fa notare il sindaco Donfrancesco, questa sofferenza finanziaria ha fatto aumentare sensibilmente l’esposizione con le banche: erano di 5 milioni alla fine del 2015, sono diventati 9 milioni e mezzo alla fine del 2016, e di questi circa 8 milioni devono essere restituiti entro l’anno in corso.
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