Frosinone, la famiglia di Angelo D'Emilio:
«Vogliamo giustizia»

Angelo D'Emilio
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Martedì 21 Novembre 2017, 13:15 - Ultimo aggiornamento: 17:25
«Angelo non ce lo riporterà nessuno indietro, ma quello che vogliamo è giustizia. Vogliamo ancora
credere nella giustizia». Giovanna ha gli occhi lucidi e la voce rotta dall’emozione. Sono passati
quasi cinque mesi da quella notte maledetta del 29 giugno, da quando suo fratello, Angelo
D’Emilio, 35 anni, in macchina sulla superstrada Frosinone mare verso Patrica, verso casa, fu
tamponato violentemente da un giovane di 29 anni di Terracina, poi denunciato dai Carabinieri di
Priverno per omicidio stradale, perché risultato dagli accertamenti essere al volante sotto l’effetto di
sostanze stupefacenti. La botta fu fatale per Angelo, che a casa non tornò mai più. Sono stati cinque
mesi di buio per la famiglia D’Emilio. «Quel giorno non è morto solo Angelo, sono morte otto
persone, che con lui condividevano la vita di ogni giorno» dice Giovanna. Da quel 29 giugno i
genitori di Angelo, i parenti, gli amici, cercano di raccogliere ricordi, di strappare all’oblio i
frammenti dell’ultima giornata del giovane: «Ho trovato uno scontrino nei calzoncini che indossava,
aveva comprato tre bottigliette d’acqua prima di mettersi al volante, ma non sappiamo molto altro –
racconta Giovanna -. Non conosciamo esattamente le dinamiche dell’incidente, non abbiamo letto
verbali, né ascoltato testimonianze. Non sappiamo se Angelo sia morto sul colpo o se aveva qualche
speranza di salvarsi. Nessuno in questi mesi ci ha detto nulla, se non ipotesi, parole accennate.
Sappiamo che la giustizia ha i suoi tempi, ma perché nessuno parla delle difficoltà delle famiglie nel
continuare a vivere in casi come questi? Nel far fronte agli ostacoli burocratici, economici, che ogni
giorno vengono fuori e che comunque devi risolvere, mettendo da parte lo strazio? Ho dovuto
chiedere l’anticipazione di una quota del Tfr per affrontare tutte le spese che si sono presentate. A
chi lo racconto tutto ciò? C’è un giudice che valuterà anche questo? Quest’abbandono da parte delle
istituzioni mi lascia basita». Ma quello di Angelo non è solo il dramma di una famiglia, è molto di
più. «Se è vero che il ricordo di Angelo interessa solo chi gli ha voluto bene – ripetono infatti gli
amici ogni giorno – è vero anche che l’esito di questa vicenda interessa tutti i cittadini: in ballo c’è
la credibilità del sistema giustizia in Italia».
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